Sei personaggi in cerca di Cechov. Ma ci pensano gli affiatati attori di “Villa Dolorosa” di Rebekka Kricheldorf

VillaDolorosa 4Fratelli divano_Manuela Giusto phMILANO, mercoledì 9 marzo(di Paolo A. Paganini) Tre sorelle annoiate. Fortuna che c’è l’esercito a divertirle un po’. Ma poi la guarnigione lascia il campo e ripiombano nell’apatia. Il debole e velleitario fratello trova più interessante darsi al gioco d’azzardo, con il quale si mangia la camicia. Tra noia, inerzia e mitiche speranze di fuga e d’un futuro felice, la cognata, furba e smagata, provvede a sbaffarsi anime insoddisfatte, casa e proprietà. Tutto qua.
È lo scarno schemino di “Tre sorelle” di Cechov. Ma il dramma è denso di svagate e tragiche atmosfere, di negative complessità psicologiche, stantio paradigma del suicidio morale dell’esistenza in provincia, tra amori, amorazzi e adulteri, aneliti d’evasione, inutili illusioni, speranze perdute, vite fallite. Dove tutto scorre come se niente fosse. Alla Cechov, insomma, dove la vita è più ovvia che tragica, più noiosa che eroica.
Ordunque, cosa c’entra Cechov con Rebekka Kricheldorf? C’entra nel senso che la drammaturga tedesca s’è ispirata alle cechoviane “Tre sorelle”, liberamente rivisitate, per scrivere “Villa Dolorosa” (con sottotitolo “Tre compleanni falliti”), spregiudicato rifacimento di una trasposizione dalla Russia fine Ottocento alla Germania dei nostri giorni.
La commedia della Kricheldorf, doveroso chiarirlo, ha tutti i caratteri di un’autonoma operazione drammatica, non è la parafrasi o la parodia di Cechov, anche se le proiezioni ortogonali conducono alle tre sorelle: Mascha (moglie insoddisfatta d’un modesto insegnante di ginnasio), Olga (inquieta preside del ginnasio), Irina (pigra, velleitaria e smodata di super alcolici), più il fratello Andrej, altra proiezione cechoviana, che aspira a grandi imprese letterarie e a gloriose carriere, e finisce modesto e svuotato impiegatuccio, con moglie becera e dispotica, che prenderà in mano la situazione di questa “villa” non solo “dolorosa” ma anche trascurata e cadente, ereditata dai genitori, morti in un incidente. A questi cinque personaggi si aggiunge un amico di Andrej, che ricalca, modificandolo, il personaggio di Versinin, qui non più tenente colonnello, ma sempre infelicemente sposato e amante di Mascha.
Su questi sei personaggi viene costruita la vicenda reinventata dalla scrittrice berlinese. L’occasione è data dalla festa di compleanno di Irina, vista in tre anni successivi, in un climax di feste sempre più disperate. Più che feste di compleanno, scontro di vite insoddisfatte, impigliate in un pantano d’incomprensioni, di infelicità, dove ciascun personaggio, in abuliche assenze di iniziative, si agita inutilmente nei propri disperati fallimenti. Per poi ricominciare, il giorno dopo, come se niente fosse, ripiombando in una rassegnata apatia, succubi del feroce egoismo della cognata, simbolo dominante della vita normale, ch’è spesso più carogna di quanto si creda.
I sei personaggi “cechoviani” sono interpretati al Teatro Franco Parenti (due ore senza intervallo) da sei affiatati e generosi attori, tutti bravissimi in una concertata, rissosa, inquieta varietà di caratteri, che ben rendono il vuoto esistenziale di anime perse fra le macerie delle illusioni perdute, degli ideali in frantumi. In Russia come in Germania. Oggi come e più di ieri.
Più sotto sono indicati i nomi di questi ineccepibili attori. Ma, come post scriptum, continuiamo a non comprendere la disaffezione con la quale le locandine e i comunicati stampa si rifiutino di indicare in successione i nomi di “interpreti e personaggi”. Quasi tutti si premurano di imporre la conoscenza – legittima – dei crediti fotografici. Ma anche gli attori, nei rispettivi ruoli, rivendicano un credito di conoscenza.

“VILLA DOLOROSA – Tre compleanni falliti”, di Rebekka Kricheldorf, liberamente tratto da “Tre sorelle” di Čechov, traduzione Alessandra Griffoni, adattamento e regia Roberto Rustioni. Con Eva Cambiale, Carolina Cametti, Gabriele Portoghese, Roberto Rustioni, Federica Santoro, Emilia Scarpati Fanetti – Al Teatro Franco Parenti (Sala Tre), Via Pier Lombardo, 14 – Milano – Repliche fino a giovedì 24 marzo