(di Marisa Marzelli) Da vari anni il cinema registra un grande affollamento di supereroi dei fumetti. I quali appartengono a differenti case editrici (con relativa proprietà dei diritti) e sono appannaggio per lo schermo di poche Majors in competizione tra loro. Il mercato si è consolidato e la guerra è spietata per far trionfare il proprio “prodotto”, tenendo sempre d’occhio la concorrenza. Ormai questi blockbuster sono diventati macchine da guerra con piani di produzione pluriennali, film sempre più perfetti tecnicamente ma quasi intercambiabili.
Stavolta parliamo di Captain America: Civil War, che appartiene al mondo Marvel (legato alla Disney) ed è il terzo titolo incentrato sul supersoldato con lo scudo, dopo Il primo vendicatore (2011) e Soldato d’inverno (2014). Per chi si raccapezzasse poco nell’albero genealogico dei supereroi fumettari, Captain America appartiene al gruppo degli Avengers (I Vendicatori), di cui fanno parte tra gli altri Iron Man, Occhio di Falco, Vedova Nera, Hulk, Thor e di tanto in tanto se ne aggiungono di nuovi. La Fase 1 del progetto denominato Marvel Cinematic Universe (comprendente anche serie televisive, cortometraggi e fumetti), era iniziata con il primo Iron Man (2008), la Fase 2 si è conclusa l’anno scorso e la Fase 3 (pianificata almeno sino al 2019) ha preso avvio con questo Civil War. Della fase 3 farà parte anche la ripartenza (reboot) della saga di Spider-Man, con un primo film in uscita l’anno prossimo. Ecco perché in questo Civil War al nuovo protagonista dell’Uomo Ragno viene riservato notevole spazio.
Al di là delle strategie produttive (che comunque sono la ragione per cui i singoli film si sviluppano in un senso piuttosto che in un altro) in Civil War gli Avengers presenti sono una dozzina. Schierati dalla parte del bene, vigilano e intervengono per le buone cause, ma sono indipendenti dal controllo di qualsiasi autorità costituita. Soprattutto gli effetti collaterali dei loro interventi possono generare disastri. Perciò la comunità internazionale chiede loro di firmare un patto e accettare la supervisione dell’Onu. Iron Man è d’accordo, ma Captain America non intende rinunciare alla propria libertà d’azione. Così gli Avengers si spaccano in due fazioni ed ecco giustificato il titolo di “guerra civile”, sebbene si tratti solo di divergenze di opinioni, però muscolose.
È interessante notare come lo spunto del plot e lo scontro di differenti correnti di pensiero tra i supereroi ricalchino almeno in parte la trama del recente Batman v Superman (che appartiene alla concorrenza, cioè ai personaggi a fumetti della DC Comics; produttore cinematografico la Warner Bros.). Il che è spiegabile in quanto i supereroi sono una trasparente metafora pop delle contraddizioni e preoccupazioni della società statunitense. Dopo gli attentati e le restrizioni del Patriot Act, oggi c’è chi mette in discussione misure di sicurezza che limitano le libertà individuali, mentre (per fare l’esempio contrario) la libertà incondizionata di armarsi collide con le vedute di chi auspica maggiori regolamenti.
Indipendentemente dal tipo di lettura politica o sociologica che si può farne, Civil War (diretto come il precedente Soldato d’inverno dai fratelli Anthony e Joe Russo) è un intrattenimento d’alto livello tecnico di due ore e mezzo. Noiosetta la prima parte, con continui combattimenti, esplosioni, attentati in giro per il mondo e interventi degli Avengers. Segue una seconda parte sempre d’azione ma più divertita e sdrammatizzante, con battute e gag anche comiche, in stile Marvel. Una terza parte è più centrata sul conflitto interno tra le due fazioni di protagonisti.
Una dozzina i supereroi in scena. Qualcuno, come l’arciere Occhio di Falco, fa giusto una breve apparizione per marcare presenza. A capo delle due fazioni ci sono naturalmente Captain America (Chris Evans) e Iron Man (Robert Downey Jr.). Col primo si schierano – salvo errori od omissioni, perché ogni supereroe ha almeno un paio di identità – l’uomo volante Falcon (Anthony Mackie), Occhio di Falco (Jeremy Renner), Wanda (Elizabeth Olsen), Ant-Man (Paul Rudd), l’Agente 13 (Emily Van Camp) e Soldato d’inverno (Sebastian Stan), già migliore amico del Capitano, ibernato e scongelato e poi diventato feroce a causa del lavaggio del cervello. Nella squadra di Iron Man ci sono invece Vedova Nera (Scarlett Johansson), War Machine (Don Cheadle), Pantera Nera (Chadwick Boseman), Visione (Paul Bettany) e il nuovo Spider-Man (il 20enne Tom Holland). Anche nella scelta del ricchissimo cast, completato da William Hurt, Daniel Brühl e Marisa Tomei (nel ruolo della zia May di Spider-Man) si nota che alcuni personaggi non sono tanto funzionali al racconto quanto presenti perché in film precedenti della serie supereroistica Marvel erano piaciuti al pubblico; è il caso di Soldato d’inverno e dell’androide Visione. Il cast funziona, salvo nel caso dell’attore tedesco Daniel Brühl che, nel ruolo di antagonista, non ha il carisma del cattivo a tutto tondo.
Come già accennato, al futuro Spider-Man è riservato un trattamento di riguardo, quasi uno spottone del film che lo riguarderà, e il personaggio ha subito fatto presa sugli spettatori.
Nella tradizione Marvel, stavolta non una ma due scene inedite al termine dei lunghi titoli di coda. Gli spettatori fidelizzati lo sanno e aspettano pazienti, gli altri abbandonano frettolosi la sala prima che appaiano “le chicche”.
Sempre più complessa (e spietata) la guerra per i diritti dei supereroi. Ora, operazione Captain America 3, e avanti tutta
6 Maggio 2016 by