Sentimenti in confusione, amori non corrisposti, scambi di persona. Ma infine le coppie s’aggiustano. E tutti contenti

MILANO, martedì 9 ottobre ► (di Carla Maria Casanova) Aveva 19 anni, Mozart, quando compose “La finta giardiniera”. Niente di strano per uno che cominciò a scrivere musica a tre anni (se è vero). Comunque, dato che “La finta giardiniera” è, come già fa intuire il titolo, un dramma giocoso, è lecito immaginare un’amena storiella magari in due atti, magari in atto unico, di un’ora e poco più. Errore. Anche perché, tanto per stare all’altezza del compositore, 19 anni sì, ma con alle spalle già otto opere, di cui “Lucio Silla” e “Mitridate”, drammi tutt’altro che giocosi.
Quindi questa amena storiella risulta piuttosto impegnativa e lo spettacolo di ieri sera alla Scala (un intervallo) totalizza i suoi bravi 195 minuti. Siamo a livello wagneriano.
Alla Scala la “Giardiniera” è arrivata per la prima volta, dopo una apparizione nel 1970, però alla Piccola Scala, dove andavano in scena appunto le “operine” del Settecento. La storia, ahimè, non scherza. Anzi, solo scherza. Con quella trita trafila di amori mai corrisposti, quegli insopportabili scambi di persona, quelle serve che sono nobildonne, quei gentiluomini che concupiscono le cameriere. E qui il libretto esagera veramente nella confusione di amori e scambi. Alla fine saranno tutti contenti, trovando di accoppiarsi a proprio gusto. Rimarrà come al solito gabbato il povero vecchio di turno.
Tuttavia, in questa girandola di sentimenti, riesce a elaborare una certa acutezza psicologica. E poi, ovvio, c’è la musica: un’infilata di arie, un po’ di recitativi, pochi pezzi d’insieme. Il tutto magari un po’ lungo. È che da Diego Fasolis direttore, che ha recuperato l’edizione filologica, non ci si poteva certo aspettare tagli o limature. Al pubblico plaudente lui ha mostrato lo spartito (per la serie “il merito è di Mozart”). Il pubblico, da parte sua, ha mostrato di gradire moltissimo. Nella seconda parte (secondo e terzo atto insieme, minuti 95) addirittura applausi a scena aperta e, alla fine, un tripudio.
I cantanti si sono comportati tutti bene. Peccato della assenza, annunciata a sipario aperto da Pereira, di Hanna-Elisabeth Muller, colpita da influenza. Si è sopperito sistemando di lato, in proscenio, in penombra,  Julie Martin du Theil, esperta mozartiana, che ha cantato nel ruolo di Sandrina in playback, con lo spartito sul leggìo. In scena agiva in perfetta sincronia una controfigura. Gli altri 6 del cast sono Krešimir Špicer, Bernard Richter, Anett Fritsch, Lucia Cirillo, Giulia Semenzato, Mattia Olivieri.
A questi signori il giovane regista Wake-Walker (che già ha presentato con successo questo spettacolo a Glyndebourne) impone una gestualità marcatamente da marionetta, quindi stereotipata, quasi meccanica. Il che si adegua all’allestimento (scene e costumi Antony McDonald) in pretto stile Settecento. Però alla fine un po’ stucchevole, con l’azione trasportata a un asettico teatro dei pupi. Viene così anche azzerata la componente drammatica (ma a chi importa la situazione drammatica di un dramma giocoso?).
Audace la soluzione registica di far arrampicare sulla grata di una finestra Belfiore, in fuga dalla camera dove giace la marchesa Violante che egli ha tentato di assassinare per gelosia. Il tenore Bernard Richter non ha riscontrato difficoltà nell’eseguire l’acrobazia.
Insomma, si è detto: un gran successo. Eh, “Mozart è sempre Mozart”. Appunto.

Teatro alla Scala. “La finta giardiniera”, dramma giocoso di Wolfgang Amadeus Mozart. Repliche 11, 16, 20, 23, 26, 29 ottobre.

Infotel: 02 72 00 37 44
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