Sette “danzattori” e un musicista rock per la morte di Desdemona. E in nome di tutte le donne vittime della violenza

killing-desdemona-2MILANO, venerdì 23 settembre – (di Paolo A. Paganini) Le donne sono falene che bruciano per amore. E gli uomini? Gli uomini ci muoiono sopra, per leggerezza, o per fragilità, o per orgoglio, o per stupidità.
Il paradigma è rappresentato, di qua, da Otello, Iago, Cassio, Roderigo; di là, da Desdemona, la vittima della gelosia e dell’ottusità di Otello. Al fianco di Desdemona, le altre donne, seppur in bilico sulle insicure certezze della fedeltà e dell’onore, a fronte della tetragona purezza di Desdemona, sono in un certo senso corollario di uno stesso destino, se non di morte, di estinzione morale: Emilia moglie di Iago, Bianca amante di Cassio.
In queste strangolanti spire di amore e morte c’è tutta l’attualità femminicida del tragico “Otello” di Shakespeare. E comunque la si voglia girare, la storia è tutta qua, da qui non ci si muove, anche se ora, in apparente stravolgimento, ci si mette il Balletto Civile di Michela Lucenti, che, non immemore dei lavori di Pina Bausch, ha ora allestito al Teatro dell’Arte della Triennale “Killing Desdemona”, con sette “danzattori”: vale a dire: fusione di danzatori e attori, in tutte le varie sfumature, moderni atletisti di ballo moderno, attori non sopraffini ma interessanti, coreuti, mimi, tra erotizzanti performances e perfide malie. Sono sorretti da una nervatura musicale di efficaci suggestioni tragicamente incombenti, costruite dal vivo da Jochen Arbeit, chitarrista degli EinstürzendeNeubauten, legato alla storia del rock, con devianze nella musica elettronica, tra il punk e il dada.
In settanta minuti si snoda la tragedia. Non sembri poco.
Il lavoro di Michela Lucenti scardina, frantuma la struttura shakespeariana cogliendone i gangli fondamentali, della tenerezza e della pietà, dell’amore e della gelosia, della forza vitale e distruttiva dell’amore e della morte. Compatto, granitico, raffinato e pop nello stesso tempo, non sarebbe potuto durare di più. Ma ha, in sovrappiù, momenti di esaltante bellezza e di coinvolgente disperazione. L’attacco epilettico del Moro quando più non regge alla gelosia e al dolore dell’infamia, la disperazione di Desdemona quando capisce il fatale orrore di cui è vittima innocente, i momenti di ilare comicità dello snodato Roderigo, i tetri maneggi di Iago, lo sgretolamento dell’onore di Cassio: sono pagine di magistrale esemplarità.
E, soprattutto, tragico, indimenticabile, drammaturgicamente perfetto, il finale, quando, dopo la morte di Desdemona, prosegue nell’aria un lancinante grido di donna, simbolo sanguinante del grido di tante donne, di tutte le donne vittime della violenza…
Buio, silenzio sbigottito, prima della liberatoria salva di applausi.

“Killing Desdemona”, liberamente tratto da “Otello” di Shakespeare, di Michela Lucenti e Maurizio Camilli.- Compagnia Balletto Civile, con Fabio Bergalio, Maurizio Camilli, Andrea Capaldi, Ambra Chiarello, Michela Lucenti, Demian Troiano, Natalia Vallebona – Regia e coreografia: Michela Lucenti. Musica originale eseguita del vivo: Jochen Arbeit (EinstürzendeNeubauten) – Scene e costumi: Chiara Defant. Al Teatro dell’Arte, Triennale di Milano, viale Alemagna 6, Milano. Repliche fino al 25 settembre.
Poi, dal 17 al 23 ottobre a Berlino
Dal 14 al 19 novembre Roma
4 dicembre Parma.
www.ballettocivile.org
www.neubauten.org/en/jochen-arbeit