MILANO, venerdì 14 ottobre – (di Paolo A. Paganini) – “… Seuls les poètes ont une vocation! Seuls les poètes restent…“, Louis Jouvet, in una conversazione con Strehler, disse ancora: “L’attore si annienta, sentendosi parlare… E per una curiosa ironia, quest’uomo fatto per parlare, che ha per missione il parlare, è incapace di farlo per conto suo… La sua natura e la sua vocazione sono quelle di essere vuoto, risonante, disponibile, vacante, abitabile...”. E concludeva, con disincantato cinismo: “le métier de l’acteur a toujours quelque chose de sordide...”
Siamo nel 1974, ancora nessuno pensava a “Elvira” (il testo delle sue sette lezioni che lo stesso Jouvet volle far stenografare nel 1940). Tanto meno ci pensava Strehler, che, solo nel 1986, in omaggio e riconoscenza morale nei confronti del Maestro Jouvet, scelse per inaugurare il Teatro Studio, recitando nel ruolo di Jouvet, insieme con la sua “allieva” Giulia Lazzarini nella parte di Claudia.
Ora, a distanza di trent’anni, riecco la nostra “Elvira”, in scena nella sede storica del Piccolo in via Rovello, interpretata da Toni Servillo, che “istruisce” l’allieva Claudia, ora interpretata da Petra Valentini, affiancata dalle presenze di immaginari compagni di corso (Francesco Marino e Davide Cirri).
Le sette lezioni vanno dal 14 febbraio al 21 settembre 1940, in una Parigi corruscamente invasa dalla Croce Uncinata. E con lugubre angoscia, sul finire delle lezioni, si avverte, fuori scena, l’incalzare degli stivali nazisti e dei comandi degli ufficiali teutonici. Claudia, ebrea, non potrà mai portare in scena quella sua faticosa conquista teatrale, e Jouvet sceglierà la strada dell’esilio
Soffermiamoci su queste sette lezioni. Fin dalla prima, Jouvet è un incontentabile maestro, feroce nel demolire, implacabile nel pretendere, instancabile in una dolorosa maieutica. Per scavare sempre più in profondo, ed estrarrre dalla smarrita ma determinata allieva la perfezione recitativa della famosa scena dal “Don Giovanni” di Molière, quella di Donna Elvira, nella sua missione di redenzione nei confronti del dissoluto peccatore, quella che comincia: “Non siate sorpreso, Don Giovanni, di vedermi a quest’ora… È puro e perfetto l’amore che mi spinge qui per il vostro bene…”
Da questo punto ha inizio il martirio di Claudia, per annullarsi come donna e trasfigurarsi come strumento di divine missioni nelle mani di Jouvet.
D’altra parte, nelle stesse lezioni di Jouvet/Servillo, c’è qualcosa di mistico, di febbrile, eppure di toccante, di così impietosamente umano. Egli descrive Elvira come “avvertimento del Cielo”, ma poco dopo, rivolgendosi alla persona Claudia, non sentendo in lei lo stato di grazia dell’intuizione, del sentimento, della passione, la tortura in un’ultima violenza: “Tu devi ritrovarlo, altrimenti non sei un’attrice, sei solo un’imbrogliona…”
Come dare della bagascia a una brava ed onesta madre di famiglia!
E così, di lezione in lezione, in una settantina di minuti, suddivisi in sette parti, si arriva al completamento di quel faticoso e vincente percorso di crescita artistica. Nella settima lezione, finalmente, senza più interruzioni, Claudia riesce a dire tutto il monologo.
Come tale, andrebbe seguito, apprezzato, amato, forse discusso e contestato (non tutto è oro colato), dagli appassionati di teatro ed anche come propedeutico avvio alla professione dei giovani aspiranti al soglio del palcoscenico.
Basterebbe l’introduzione alla prima lezione:
“Vi dico una cosa essenziale: ogni volta che avete la sensazione che una cosa vi viene facile, ottenuta senza sforzo, questo non è bene. L’esecuzione comporta sempre qualcosa di difficile, di doloroso… Altrimenti manca qualcosa…”
Sentimento, passione, sacrificio. Vogliamo proclamarlo ai nostri giovani?
Servillo ci crede. Recita con un trasporto di encomiabile ed ammirata partecipazione alle parole di Jouvet. Troppo autoritario? Forse sì. Servillo, che qui firma anche la regia, forse doveva intervenire sull’attore per attenuare, solo un po’, quel suo incalzare impietoso per rimuovere le ultime ritrosie dell’orgoglio di Claudia, per annientarle insomma le sue ultime difese di donna e far emergere la trasfigurazione dell’attrice. Ma forse è quello che ci vuole, oggi. Per risvegliare dal molluschismo morale i nostri giovani, e recuperare la gioia del sacrificio. Se si accetta come gioia. Bene, dunque.
Duttile, attenta e diligente, senza enfasi e con amorevole rispetto del testo, si è dimostrata Petra Valentini (Elvira). Ma, nell’ultima scena, recitata finalmente di seguito senza l’intervento di Jouvet, avremmo preferito sentire in lei le vibrazioni di slanci più trascinanti. Insomma, è pur sempre la trionfale apoteosi del sentimento, della passione, del sacrificio infine raggiunti. Che diamine. Anche il pubblico vuole la sua parte!
Applausi osannanti per Servillo e per gli altri compagni di scena. Giusti. Uno spettacolo che ci ha procurato momenti di autentica commozione. Compreso il breve ricordo finale in omaggio a Dario Fo (e noi aggiungiamo che proprio lì, su quel palcoscenico, nel 1954, Dario Fo, con Franco Parenti e Giustino Durano, aveva debuttato nel “Dito nell’occhio”).
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Dal comunicato stampa del Piccolo Teatro – Al Conservatoire d’Art Dramatique di Parigi, in sette sedute che hanno luogo tra il 14 febbraio e il 21 settembre 1940, Louis Jouvet fa preparare a una giovane attrice, Claudia, l’ultima scena di Elvira (atto IV, scena 6) nel “Don Giovanni” di Molière. Claudia ripete ogni volta la scena davanti alla classe riunita, che interviene di tanto in tanto sotto la spinta del Maestro. Louis Jouvet fa stenografare queste lezioni che saranno pubblicate dall’editore Gallimard in un libro dal titolo “Molière et la comédie classique”. Da questo testo, Brigitte Jaques ha tratto il testo teatrale rappresentato per la prima volta al Théâtre National de Strasbourg nel 1986.
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“Elvira” (Elvire Jouvet 40) di Brigitte Jaques, traduzione Giuseppe Montesano, regia Toni Servillo, costumi Ortensia De Francesco – con Toni Servillo, Petra Valentini, Francesco Marino, Davide Cirri – Piccolo Teatro Grassi, Via Rovello 2, Milano – Repliche fino al 18 dicembre.
Sette feroci lezioni di Jouvet-Servillo. Come annientare le orgogliose resistenze di un’allieva e farla diventare un’attrice
14 Ottobre 2016 by