Sette fotografi in Pinacoteca. E anche Brera, per una volta, non resiste alla tentazione di fare selfie

Desktop2MILANO, lunedì 8 settembre
(di Patrizia Pedrazzini) “Sperimentale”. Basterebbe questo aggettivo, utilizzato in sede di presentazione dalla soprintendente Sandrina Bandera a proposito della mostra “Sette fotografi a Brera” (fino al 2 novembre nelle sale della Pinacoteca), per definire senza troppi giri di parole l’iniziativa. Che consiste nell’aver affidato a sette professionisti non necessariamente milanesi, tuttavia legati al capoluogo lombardo per cultura e formazione, ma insieme diversi fra loro per natura, generazione e orientamenti, il compito di mettere in mostra, per una volta, non le opere d’arte del museo, ma il museo stesso, inteso come luogo di lavoro, di riposo, di svago, dotato insomma di vita propria.
“Sperimentale”. E mai aggettivo fu più pertinente. In tutto, un’ottantina di scatti, firmati Luca Carrà, Mario Cresci, Paola Di Bello, Mario Dondero, Carlo Orsi, Giovanni Ricci, Annalisa Sonzogni, i sette fotografi a ognuno dei quali è riservata una sala. In una sorta di ideale percorso lungo tutta la Pinacoteca nel quale l’occhio del visitatore può soffermarsi sulle non prive di fascino ombre bluastre che riempiono gli spazi semibui del museo dopo la chiusura al pubblico, come sulle nere stampe a getto d’inchiostro di immagini che, a ben guardare, emergono lentamente in superficie. Sulle sale ritratte ora in bianco e nero, ora a colori (a seconda che il pubblico ci sia o non ci sia), come sugli scatti che documentano il lavoro dei restauratori. Sulle fotografie dei ritratti, a loro volta incorniciate, come su quelle che hanno per oggetto visitatori che osservano e ammirano, si immedesimano e si sbaciucchiano (ma Doisneau non abita qui), si fanno immortalare in gruppi di famiglia o di amici. O anche da soli. E le immagini finiscono proiettate su una parete.
Nell’insieme, una mostra che raramente cattura (fatti salvi i lavori di Mario Dondero e Annalisa Sonzogni), chiamata a inserirsi in un rapporto, quello tra la fotografia e la Pinacoteca milanese, insieme storico e controverso. Se la prima campagna fotografica sulle sale del museo allora appena riallestito dal soprintendente Corrado Ricci risale infatti al 1903, per l’ultima, dedicata alla riedificazione dopo la seconda guerra mondiale, bisogna riandare fino al 1950. Dopo, iniziative, sforzi, acquisizioni, come quella dell’Archivio fotografico Emilio Sommariva (poi passato alla Biblioteca Braidense), ma anche ostacoli e insuccessi, come la mancata assegnazione dell’Archivio di Ugo Mulas.
Ora, questa iniziativa. “Sperimentale”, appunto. Alla quale risulta, nelle intenzioni, affidato l’arduo compito, non solo di “aprire la Pinacoteca alle forme artistiche contemporanee di cui la fotografia è parte”, ma anche di dar vita a un “inevitabile confronto, o meglio, dialogo”, sala dopo sala, fra le opere dei sette fotografi e quelle dei maestri della pittura esposte alle pareti. Con quale esito? E perché? Ai visitatori la risposta. Evidentemente, anche questa è Brera.
“Sette fotografi a Brera” – Pinacoteca di Brera, Milano – Fino al 2 novembre 2014 (Catalogo Skira editore)
Per informazioni:
www.brera.beniculturali.it