Silvio Orlando, misantropo per necessità. Quando il mondo ti lascia solo. Analisi di un anziano e della sua solitudine

“Si nota all’imbrunire”, regia di Lucia Calamaro. Con Silvio Orlando, Riccardo Goretti, Roberto Nobile, Alice Redini, Maria Laura Rondanini (foto Maria Laura Antonelli)

MILANO, mercoledì 13 marzo (di Paolo A. Paganini) Lo spettacolo, scritto e diretto da Lucia Calamaro, “Si nota all’imbrunire” (al Piccolo Teatro Grassi, due tempi, uno di un’ora, l’altro di 50 minuti), fitto di parole e di pensosi sentimenti sulla solitudine dei vecchi, sembra rivelare due predilezioni, per l’aforisma (con la sua ancella devota, la metafora) e per un moderato sentimentalismo, con qualche cedimento al pregiudizio o al moralismo, partendo dalla solitudine come patologia, e quindi utilizzando la pietas o la comprensione o la tolleranza per questa amara e sofferta piega dell’anima, intesa soprattutto come malattia senile, come piaga, come maledizione sociale, sostiene la Calamaro.
Qualche suo suo aforisma, citando a memoria. “Ma quale futuro? Il futuro di ieri è già oggi. È sconfortante”; “Un uomo solo è sempre in ottima (o cattiva, a seconda dei casi) compagnia”; “È così superiore che nessuno se ne accorge”; “Ogni volta che c’incontriamo è un incidente stradale”.
Qualche ripiegamento sentimentale o moralistico, partendo dalle note di regia: “La solitudine sociale sembra che uccida più dell’obesità… Essere isolati dalla società è un male oscuro… Un’epidemia di solitudine, ormai diffusa, non solo tra gli anziani, ma anche tra i giovani…”
E quindi, con lacrima finale: “Ci piace pensare che gli spettatori, grazie a un potenziale smottamento dell’animo dovuto a questo spettacolo, magari la sera stessa all’uscita, o l’indomani, chiameranno di nuovo quel padre, quella madre, quel fratello, lontano parente o amico oramai isolatosi e lo andranno a trovare, per farlo uscire di casa. O per fargli solamente un po’ di compagnia.”
Lodevole, ma irreale. Visti i tempi, i problemi, le consuetudini sociali, le abitudini morali della civiltà contemporanea, così accidiosa o indifferente.
Affidandoci ai sacri testi della retorica Otto/Novecento, che pur fanno parte della cultura degli anziani, bisognerà tener conto anche delle tante esagerazioni sul fronte opposto, cioè l’elogio della solitudine. “Chi fugge la solitudine fugge se stesso” (Tommaseo); “La pace e la libertà si compiacciono della semplice e solitaria natura” (Foscolo); “Voluttà pura, ozio erudito, madre di raccoglimento” (Pindemonte); “Non mi rinscrescerebbe neanche se nessuno si accorgesse che sono al mondo” (Ardigò); “Nessuno è più forte di colui che è solo” (Schiller).
E infine l’atroce condanna del pessimismo esistenziale: “Vivi pure come una talpa, intrattieni rapporti con radici di alberi e di pietre ed ossa scarnificate” (Wylie); “Al fondo della strada ognuno rimane solo”; “Quello di cui ho paura non è la morte, è la solitudine (Strindberg).
E la più tragica di tutte: “Stiamo tanto insieme, eppure tutti stiamo morendo di solitudine…” (Schweitzer), che è un po’ la morale della commedia.
E così via. Nel bene e nel male. Questo per dire che non c’è l’assoluto, non c’è né una poetica, né una filosofia, né una sociologia della solitudine.
Ma la strada imboccata da Lucia Calamaro è nobile e drammaturgicamente convincente. Qualunque sia il giudizio di ciascuno sul concetto di solitudine.
Qui c’è un uomo solo, non più giovane, che vive da tre anni in perfetta solitudine (abulia?), nella propria villa, in un deserto paese di campagna, ormai abituato a parlarsi addosso, tra piccole e inoffensive abitudini e una memoria ormai vacillante, ora in posizione catatonica sulla via d’un pensiero interrotto, ora risvegliandosi a una vivace ironia di fulminanti battute. È insomma, per usare un ossimoro, un piacevole misantropo di compagnia.
Ora, nella pièce, vive l’incontro di un fine settimana con i tre figli: due femmine (una, poetessa velleitaria e fallimentare, e l’altra, perbenista razionale e metodica) e un maschio (di fatue e imprecise vocazioni), e con il fratello (d’incontinenza logorroica). Si ritrovano tutti insieme per celebrare il decennale della scomparsa della moglie. E l’incontro diventa un baccanale di voci in sovrapposizione, come in certi spettacoli di vecchia e colorita napoletanità. Qui è in lingua. Ma fa lo stesso.
Il pretesto drammaturgico del decennale in morte della moglie subito si aggancia alla volontà di figli e fratello di distoglierlo dalla sua abulica volontà di coatta immobilità. Lui vuol solo starsene seduto, e amen.
Il finale della commedia, o meglio i finali, perché sono due, sono entrambi pertinenti, ma di diverso impatto. Il primo, bellissimo, quando cioè si risolve l’incontro tra l’uomo e i figli, imprevedibile, di grande effetto, di assoluta teatralità; e il secondo, monologo del vedovo al cimitero, che vorrebbe essere, sul finis, una prova d’attore. Ma Silvio Orlando, l’anziano genitore, non ne ha di bisogno, nella sua sorniona, altissima e commossa prova di uomo felicemente rassegnato (altro ossimoro), vinto ma non domo. E, del secondo finale, non ne ha di bisogno la stessa teatralità, che penalizza inutilmente il perfetto finale precedente.
Insieme con Silvio Orlando (che si fa apprezzare anche in estemporanee battute di consumata esperienza, specie in occasione dello scostumato squillo d’un cellulare), quattro personaggi, uno più convincente dell’altro, in una gara di chiassosa e generosa dedizione, in un gioioso fuoco d’artificio di battute, anche in eccesso, ma di studiata e profonda osservazione psicologica e di acuta conoscenza dei caratteri da parte della Calamaro. Vi si destreggiano, in bella prova interpretativa: Alice Redini, Maria Laura Rondanini, Riccardo Goretti, Roberto Nobile (che indicano anche i nomi dei rispettivi personaggi).
Cordiali applausi finali per tutti.

“Si nota all’imbrunire (Solitudine da paese spopolato”), scritto e diretto da Lucia Calamaro. Con Silvio Orlando, Riccardo Goretti, Roberto Nobile, Alice Redini, Maria Laura Rondanini. Al Piccolo Teatro Grassi, Via Rovello 2, Milano. Fino a domenica 31 marzo.

Informazioni e prenotazioni 0242411889
www.piccoloteatro.org