Sonia Bergamasco dà vita a cinque personaggi. Un crudele gioco di specchi dove si frantumano apparenze e vanità

sonia bergamasco fotoMILANO, mercoledì 4 marzo   
(di Emanuela Dini) Tratto da un racconto breve e fortemente autobiografico di Irène Némirovsky (1903-1942, ebrea russa vissuta in Francia e uccisa ad Auschwitz), “Il ballo” racconta del ricevimento sontuoso che una madre arida, vanitosa e futile, moglie di un ebreo arricchito e desiderosa di riconoscimento sociale, decide di organizzare per farsi definitivamente accettare dalla Parigi aristocratica e dalla “gente che conta”.
Adattato e messo in scena da Sonia Bergamasco (premio Eleonora Duse 2014), il racconto è la storia crudele del rapporto tra Rosine, madre distratta e arrivista, e la figlia quattordicenne Antoinette, ossuta e sgraziata che sogna di partecipare al ballo, ma che verrà relegata in camera sua non prima di essere stata costretta a scrivere in bella scrittura oltre cento inviti a nobili e faccendieri.
La messa in scena, nella piccola e raccolta Sala 3 del Teatro Franco Parenti, con gli spettatori sistemati su tre lati, vede Sonia Bergamasco sola protagonista interpretare un monologo a più voci: la figlia, la madre, il padre, l’istitutrice, la maestra di pianoforte…
Giocando con voce e gestualità – la maestra di pianoforte è una voce acida e un braccio che spunta da un velo e, come vecchia cugina, balla un charleston solitario e dimesso – e interfacciandosi in un impressionante gioco di specchi, Sonia Bergamasco riempie straordinariamente la scena, riuscendo a trasformarsi dal brutto anatroccolo quattordicenne dai gesti nervosi e rabbie strozzate alla madre sprezzante e ambiziosa, all’istitutrice inglese isterica… e ricostruendo in uno spazio ristretto e con pochi, sapienti movimenti e caratterizzazioni, tutta l’attesa, il fallimento e la disperazione di un evento tanto sognato quanto irrealizzato.
Buio in sala, sciabolate di luce sugli specchi, suggestioni sonore che vanno dai rintocchi di mezzanotte per un’Antoinette-Cenerentola che non è invitata al ballo, ai valzer di Strauss, inutilmente suonati per gli ospiti che non arrivano, accompagnano il feroce crollo di un castello di apparenze e vanità e la realizzazione della vendetta di un’adolescente mai amata che non perdona. Il tutto si chiude con un finale amaro, dove la madre detestata viene compatita ma non compresa, e i coniugi si rivoltano l’uno contro l’altro con un litigio carico di acidità e risentimento.
Un’ora secca di spettacolo, senza intervallo, una bella prova di bravura della Bergamasco, applausi calorosi di un pubblico partecipe.

“Il ballo”, racconto di scena di e con Sonia Bergamasco, liberamente ispirato a Il Ballo di Irène Némirovsky . Teatro Franco Parenti, Via Pier Lombardo 14, Milano. Repliche fino a domenica 22 marzo.