Sono passati 48 anni da “quella” Cenerentola. Qualche acciacco qua e là, ma, tutto sommato, un bel successo

MILANO, lunedì 11 febbraio ► (di Carla Maria Casanova) “Cenerentola” di Rossini è l’opera che, a memoria d’uomo, cioè per quel mi riguarda, ha registrato due storici debutti: il 19 aprile 1973, alla Scala, quello della 26enne Lucia Valentini Terrani, che sostituì abbastanza all’ultimo momento la indisposta Teresa Berganza; e quello di Michele Pertusi, nel 1993 a Tokyo, trionfatore della serata (!) nella pur molto defilata parte di Alidoro. Due successi memorabili. Per Lucia alla Scala una ovazione travolgente, da delirio, dopo il rondò dell’ultimo atto. Con quella voce di velluto, inimitabile, piena di passione e di mistero. E le agilità!
A questo punto della Cenerentola, a dire il vero, deve venir giù il teatro, come dopo l’Ah non giunge della Sonnambula o la Pira del Trovatore. Se cantati a dovere, s’intende.
Ieri sera, alla Scala, è stata ripresa la pluripremiata Cenerentola “di Ponnelle”, non per niente ricordata quale “punto fermo nella storia della lirica” (sesta ripresa dal 1974 a oggi). Ma – proibito dimenticare – questa “Cenerentola” nacque nel 1971 al Maggio Fiorentino, poi fagocitata dalla Scala, che la fece sua. Adesso la ripresa della regìa è curata di Grischa Asagaroff (autore del recente amabilissimo Elisir per bambini) che, pur devoto, al perfetto equilibrio della versione originale ha portato qualche aggiunta non indispensabile, come sempre accade. L’allestimento, scene funzionali disegnate con stile innocente dallo stesso Ponnelle, rimane tuttora godibilissimo.
“Resta” il cast. Fino al 1982 sul podio c’è stato Claudio Abbado. Non c’è più. Lo spettacolo è dedicato a lui nel quinto anno della scomparsa. Lui, irrecuperabile. Quel suo modo di accostare Rossini fu definito “epocale”. Ottavio Dantone, il direttore attuale, uno dei massimi interpreti del repertorio barocco, con Rossini è un po’ a disagio, un po’ pesante, senza sprint. Ma chi se ne è accorto? Sempre ottimo il Coro, diretto da Bruno Casoni, che troppo spesso ci si dimentica di citare.

Marianne Crebassa (Angelina), Maxim Mironov (Don Ramiro) e Erwin Schrott (Alidoro)

I cantanti. Don Ramiro, Maxim Mironov (tenore russo di 37 anni, rivelatosi a livello internazionale dal concorso “Neue Stimmen” nel 2003), alla Scala è arrivato nel 2013 sempre con Rossini (“La scala di seta”). Era, se non ricordo male, un biondino timido un po’ paffuto. Adesso è un giovane sempre biondo e timido, ma smilzo ed elegante, peccato che nel percorso si sia assottigliata anche la voce, quasi spenta, opaca, velata, riscattatasi però nei due momenti cruciali della sua aria del secondo atto. Situazione (fisica) inversa per Nicola Alaimo (Dandini), il cui fisico sta debordando davvero un po’ troppo anche se lo gestisce bene, con grande agilità e dando al suo personaggio l’irresistibile risvolto comico (anche per chi ricorda l’impareggiabile Enzo Dara). Ma con la voce come la mettiamo? Carlos Chausson (Don Magnifico) debuttò alla Scala nel 1989 come Michonnet (“Adriana Lecouvreur”). Il personaggio dello scorbutico e ignorante padre, cui Montarsolo diede un imprinting indimenticabile, è qui mantenuto nel suo assetto di pacata, un po’ triste comicità. Alidoro, all’anagrafe Erwin Schrott (passato a suo tempo agli onori della cronaca rosa come marito, o quasi, di Anna Netrebko), ha forse un nome troppo grande per la parte oppure la parte non gli conviene. Succede. Poi ci sono le sorellacce: Clorinda e Tisba, rispettivamente Tsisana Giorgadze e Anna-Doris Capitelli, entrambe soliste della Accademia della Scala. Ottime, caricate a dovere nelle loro parti di carattere (la Capitelli, mimando un balletto, fa persino “le punte”). E c’è lei, Cenerentola, Marianne Crebassa, con debutto nella natia Montpellier nel 2008. Nel 2012 debutto a Salisburgo nel “Tamerlano” di Haendel accanto a Domingo. Cantato un po’ qua e là (Berlino, Chicago, Parigi). Debutto alla Scala in Mozart. Personalità non strepitosa, scarsa partecipazione emotiva, però in scena fa la sua figura: graziosa, elegante. La voce è bella se pur non grande. Non canta male. Chissà che bellezza il rondò finale! Ecco il rondò. Ma dov’è stato il rondò? L’hanno saltato? Nemmeno per sogno, è stato debitamente cantato. E molto applaudito. Il Rondò, quello che deve far venir giù il teatro. Molto applaudito. Mah!
Ad ogni modo, per chi non avesse mai visto la “Cenerentola” di Rossini, questo spettacolo è da consigliare. Tutto sommato, è una bella “Cenerentola”. Le repliche sono numerose.

“LA CENERENTOLA”, di Gioachino Rossini. Direttore Ottavio Dantone. Regia, scene e costumi Jean-Pierre Ponnelle (Regia ripresa da Grischa Asagaroff). Repliche: 12, 16, 19, 23, 26 febbraio; 23, 27, 30 marzo; 2, 5 aprile 2019.

Infotel: 02 72 00 37 44
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