(di Marisa Marzelli) Spy arriva nelle nostre sale dopo essersi piazzato in testa al box office statunitense in un fiacco weekend di giugno. Scritto, diretto e prodotto da Paul Feig è “tecnicamente” una commedia d’azione, in realtà un ibrido tra le spy stories vere (di cui ripropone plot e scene spettacolari, inquadrature e tono della fotografia, location internazionali lussuose ed esotiche, anche se Parigi e Roma sono parzialmente ricostruite a Budapest e ritoccate al computer) e al contempo una loro parodia. Come dire, la confezione alla James Bond e alla Jason Bourne c’è, ma reinterpretata in salsa comica.
L’analista informatica della CIA Susan (la spiritosa attrice extra large Melissa McCarthy), lavora ogni giorno in uno stanzone dell’Agenzia infestato di pipistrelli dove, smanettando al computer, guida nelle operazioni più pericolose il super-agente Fine (Jude Law) trasmettendogli con l’auricolare informazioni essenziali. È una sorta di Penelope Garcia della serie tv Criminal Minds. Ed è perdutamente invaghita del suo 007 narciso e impunito, il quale la considera solo un’insostituibile segretaria personale. Ma quando Fine scompare, forse ucciso, sarà lei a venire inviata in missione sotto copertura. Con meno autostima di Bridget Jones ma determinata ed efficiente, Susan saprà cavarsela tra killer spietati e una gang intenzionata a mettere sul mercato una bomba nucleare. Piuttosto, a crearle seri grattacapi saranno un’amica e collega protettiva spedita ad affiancarla (l’attrice Miranda Hart) e un agente operativo tanto spaccatutto quanto incauto, che i realizzatori descrivono come l’incrocio tra un Rambo e l’ispettore Clouseau (lo interpreta “il duro” Jason Statham, che si presta a fare il verso ai suoi personaggi action più popolari).
Le trasformazioni della McCarthy – che cavalca il filone in auge negli USA delle ciccione di talento – sono buffe e a getto continuo. Se come copertura le affibbiano sempre profili di donne sfigatissime, lei stende i nemici, resta aggrappata all’esterno di un elicottero in volo, sfoggia abiti incredibilmente kitsch, un numero impressionante di fantasiose parrucche (come del resto tutto il cast femminile) e alla fine (non lasciate la sala prima che siano sfilati tutti i titoli di coda) riesce a portarsi a letto un uomo di suo gradimento. Non nasce dal nulla il taglio dato alla storia da Feig, un regista che sa valorizzare le donne per le loro potenzialità, senza fermarsi all’estetica. È lui infatti l’autore di altri due successi, sempre con Melissa McCarthy: Corpi da reato (dove fa coppia con Sandra Bullock) e il comico a tutto tondo Le amiche della sposa.
Curato nel tratteggio dei personaggi, compresa l’algida Rose Byrne nel ruolo di un’improbabile capo-gang bulgara, e in quello dei cliché dei film sugli agenti segreti fascinosi, Spy è però tremendamente verboso per essere un action-movie e si sbizzarrisce in un turpiloquio molto inventivo (almeno nella versione italiana; bisognerebbe sapere se i doppiatori ci hanno messo del loro).
Spettacolare spy story alla James Bond, ma reinterpretata in salsa comica dalla cicciona di talento Melissa McCarthy
16 Luglio 2015 by