Spirale d’ingiustizie, violenze, sangue, torture, esecuzioni: il Lear di Bond. Cioè il trionfo del male. Senza redenzione

MILANO, giovedì 20 aprile (di Emanuela Dini) Il testo di Edward Bond – considerato da molti il massimo drammaturgo britannico vivente – prende spunto dal Lear shakespiriano e lo riscrive in una chiave ancor più disperata e violenta. Il Lear di Bond, scritto nel 1971 e in scena all’Elfo Puccini a Milano dopo il debutto al teatro India di Roma, è una rappresentazione lucida e spietata della sete di potere, violenza, soprusi, intrighi, tradimenti e inganni. Un macigno di angoscia e disperazione dominato dal continuo rimando alla costruzione di un fantomatico “muro” – siamo nel 1971, quello di Berlino è stato innalzato da dieci anni – che dovrà difendere il regno di Lear dopo che lui sarà morto, «sarete anche governati da buffoni, ma vivrete in pace e il mio muro vi renderà liberi».
Il Lear di Bond, magistralmente interpretato da Elio De Capitani, è un monarca dittatoriale e impaurito, che, in un’escalation di angoscia e violenze di tutti i personaggi, cerca di difendersi dall’assedio dei nemici costruendo un muro, ma poi è costretto a fuggire.
Le due perfide figlie Bodice e Fontanelle gli si ribellano, lo spodestano, sposano il duca di Cornovaglia e il Duca del Nord nemici del padre, danno inizio a una guerra sanguinaria – ferocemente evocata da una carta militare dove i due duchi spostano i carrarmati come a Risiko a ritmo di swing – si divertono come bambine capricciose a veder torturare i prigionieri e ordinare condanne a morte e inanellano una catena di abusi pubblici e privati.
Cordelia, che nel testo di Shakspeare, è la terza figlia, la più amata, la più sincera, prima ripudiata e poi ritrovata. Qui non è più una figlia di Lear, ma la moglie incinta di un Ragazzo (il personaggio si chiama proprio così) che accoglie il re fuggiasco nel bosco e gli offre rifugio.
Ma neppure lei è immune da odio e violenza: le uccidono il marito, la stuprano, lei si mette a capo di una rivolta, ma, conquistato il potere, si dimostrerà spietata e finirà per replicare i meccanismi di prevaricazione e soprusi, arrivando a torturare il re, accecandolo, e giustiziare le due figlie.
Fanno da contorno i consiglieri del re, i duchi-mariti delle figlie, i prigionieri torturati e giustiziati, il fantasma del Ragazzo che accompagna la progressiva conversione di Lear, il Carpentiere che sposa Cordelia e diventerà membro corrotto del governo dittatoriale della moglie.
Non c’è giustizia, non c’è speranza, non c’è anelito di redenzione. E Lear è tremendamente solo nel suo penoso cammino di consapevolezza. Una solitudine che emerge drammatica e straziante nelle due toccanti scene del bosco, e dell’autopsia della figlia, quando si rende conto del nulla a cui hanno portato le sue scelte di avidità, crudeltà e sete di potere.
Due ore abbondanti e senza intervallo di uno spettacolo forte e angosciante, reso ancora più sferzante dalla scenografia fatta di tubi metallici, drappi, vasche con acqua insanguinata, suoni stridenti, percussioni, dai costumi tutti grigi e neri, dalle scene trucide delle torture e esecuzioni, con contorno di mani sanguinanti e agonie prolungate.
Zero speranze anche per il vecchio Lear che, in un rigurgito di umanità, vorrebbe iniziare a distruggere il suo famigerato Muro, ma viene freddato da un cecchino ancor prima di riuscire a sferrare il primo colpo di piccone.
Applausi liberatori e convinti alla fine dello spettacolo, con una dedica commossa di Elio De Capitani alla moglie di Edward Bond, sua musa ispiratrice di tutta una vita, venuta a mancare poche ore prima del debutto milanese.

“Lear” di Edward Bond. Adattamento e regia di Lisa Ferlazzo Natoli. Con Elio De Capitani, Fortunato Leccese, Anna Mallamaci, Emiliano Masala, Alice Palazzi, Pilar Perez Aspa, Diego Sepe, Francesco Villano. Coproduzione Teatro di Roma-Teatro Nazionale, Teatro dell’Elfo e Lacasadargilla. Al Teatro Elfo Puccini, Sala Shakespeare. Repliche fino a domenica 7 maggio.

Informazioni e prenotazioni: tel. 02/0066.06.06 – www.elfo.org