MILANO – (di Andrea Bisicchia) Dopo aver girato alcune sedi del teatro off, sempre alla ricerca di quello che le giovani compagnie offrano della propria creatività, mi sono spostato all’ex Pini dove, da vent’anni, viene realizzato il Festival “Da Vicino Nessuno è Normale”, che si concluderà il 23 Luglio. Ancora uno spazio diverso, che non è soltanto quello della diversità, benché le scelte programmate che vi si realizzano abbiano, in qualche modo, a che fare con essa. Spettacoli si alternano con seminari, con esercitazioni aperte a persone, con o senza esperienza attoriale, con “studi” su autori che, nel tempo, dovrebbero essere ultimati in forma definitiva.
Quello che ho visto e di cui riferisco è “Settimo Cielo” di Caryl Churchill (1938), la ben nota autrice inglese che in Italia è stata scoperta da Compagnie Off e da altrettanti editori Off, come “Editoria e Spettacolo”, che ha raccolto, in tre volumi, una parte del suo lavoro drammaturgico. A metterlo in scena è stata Giorgina Pi, anima dell’Angelo Maj di Roma, che da tempo lavora sulla Churchill, di cui ha messo in scena “In Morte della Famiglia”, un testo in cui vero e proprio protagonista è il disagio dell’esistenza e la sua scomposizione che corrisponde, a sua volta, alla scomposizione linguistica, tipica della scrittura della Churchill, che ha sempre teorizzato un teatro “non rassicurante”, aggressivo, che spesso prende di mira la sua città natale, corrotta e sessualmente non allineata, visto che il tema dominante è quello dell’uso politico, oltre che ambivalente, che si riesce a fare del sesso.
“Settimo Cielo” (1979) non è stato mai rappresentato in Italia, si trattava, quindi, di un’occasione ghiotta. Lo spazio scenico utilizzato da Giorgina Pi. è apparso ricco di rimandi simbolici ad un’Africa coloniale di fine Ottocento. Una scritta al neon, nel primo tempo, indica il periodo dell’azione: Africa 1879, ed è caratterizzato da una specie di “girotondo” sessuale, alla Schnitzler, per intenderci, tanto che non si contano gli adulteri, suffragati da una ipocrisia tutta londinese, dietro la quale risulta evidente un approccio maschilista, sia nei rapporti omosessuali che eterosessuali. È, ancora una volta, il nucleo familiare a subire questa forma meschina di potere. La regista utilizza pochi elementi: alberi stilizzati che rimandano all’Oriente, poltrone e panche dove gli attori tornano a sedersi dopo aver consumato il gioco delle parti. Nel secondo tempo, ancora una scritta al neon rimanda a “Londra 1979”, una città spregiudicata, meno repressa, dove donne e uomini ricorrono al sesso con più libertà, alternando relazioni di ogni tipo.
La regia, per questa materia, non sceglie la via del naturalismo, bensì quella di un’espressività antirealista, con una specie di concertato dei corpi maschili e femminili che, a seconda delle occasioni, esprimono la loro diversa sessualità. C’è da dire che il testo risente degli anni in cui è stato scritto, tanto che la sua vena eversiva è dovuta più alla messinscena che alla scrittura. Il complesso degli attori, tutti giovani e bravi, segue gli indirizzi della regia, con scelte interpretative che evitano il trabocchetto del realismo. Il pubblico della gradinata, abbastanza piena, ha decretato un buon successo.
“Settimo Cielo” di Caryl Churchill, regia di Giorgina Pi. All’ex Paolo Pini, Via Ippocrate 45, Milano