(di Andrea Bisicchia) – La storiografia sulla situazione del teatro italiano nel periodo che va dal 1968 al 1998 si è molto impegnata nell’analizzare quanto è accaduto nelle grandi capitali dello spettacolo, dedicando uno spazio minore a città considerate periferiche, ma che, in un certo senso, si somigliano nell’ambito della ricerca e in quello della stessa configurazione organizzativa. Eppure, da queste realtà, si possono ricavare degli insegnamenti importanti, utili, se non necessari, per capire come la rivoluzione sessantottesca abbia coinvolto città e regioni meno preparate nei confronti della cultura teatrale, ma che hanno sperimentato un modo di esistere proprio grazie al teatro, soprattutto, nell’ambito del teatro sociale o in quello del Teatro Ragazzi, quest’ultimo fondamentale per creare gli operatori e il pubblico sull’imminente futuro. Massimo Marino ha “storicizzato”, non solo la complessa attività di Giuliano Scabia, cercando di ordinare l’enorme materiale che ci ha lasciato, ma ha rivolto, anche, la sua attenzione al Teatro delle Ariette, del Pratello, impegnandosi, in maniera particolare, su ciò che è accaduto sulle scene contemporanee.
Il suo ultimo lavoro lo ha rivolto ai TEATRI DI RESIDENZA ARTISTICO-CONTEMPORANEA, col volume che lo sintetizza con un acronimo: “CREST. UN TEATRO SOTTO LE CIMINIERE” edito da TITIVILLUS. Si tratta di uno spazio che si trova alla periferia di Taranto, città nota per l’Italsider, oggi conosciuta come Acciaierie Italiane, città d’arte che come Siracusa e Ravenna, vive sotto le ciminiere, con quell’odore putrido che, a causa del vento, le avvolge e le rende inquietanti, oltre che inquiete. L’interesse di Massimo Marino per il CREST, nasce dalla consapevolezza che si tratti di una Cooperativa, formatasi nel 1977, non molto dissimile da quelle del Pier Lombardo e del Gruppo della Rocca, nate qualche anno prima. Sono gli anni della rivoluzione studentesca ed operaia, quelli della controcultura o cultura del dissenso, con i suoi progetti utopici, quando si cercava di abbattere le barriere di una situazione storico-sociale che viveva, in una forma di palude, con la crisi dei Teatri Stabili che, per ben due volte, a Firenze, erano diventati oggetto di un’analisi accurata, sfociata in due volumi, pubblicati da Il Mulino: “SOCIETA’ E TEATRI STABILI”, “TEATRO DEL NOSTRO TEMPO” (1966-67), fondamentali per capire, non solo quel particolare momento, ma anche ciò che è accaduto dopo.
Sono anni di lotta, ma la Storia del teatro è fatta di lotte continue, a volte, disperate, in un campo di battaglia dove si scontrano idee e progetti culturali che hanno un solo nemico con cui confrontarsi: la politica con i suoi amministratori non sempre attenti al richiamo del Teatro. Taranto non era, allora, molto diversa da altre città del Meridione che vivevano, drammaticamente, il bisogno di iniziative culturali, benché vivesse un perido caratterizzato dalla ripresa economica, con il raddoppio dell’Italsider e con una occupazione di oltre duecentomila lavoratori. Il CREST nacque in queste circostanze, come un teatro di militanza, scegliendo la formula del Collettivo, ma vivendo le difficoltà di quel momento. Marino ne narra tutte le vicissitudini, i continui cambiamenti di luoghi, tanto che lo descrive come una Compagnia sempre con la valigia pronta a cambiare sede, fino a quando la Regione Puglia si inventa il Progetto “TEATRI ABITATI”, che darà vita all’allestimento del TaTA’, oltre mille metri quadrati, trasformato, da Auditorium, situato, appunto, sotto le ciminiere, in un palcoscenico abbastanza grande, con dentro un Atelier dove si costruiscono le scenografie, con sala prove, uffici e, soprattutto, uno spazio per l’Animazione e il Teatro Ragazzi. Il CREST può finalmente dire di avere una “Casa della cultura” e di poter realizzare i “SOGNI CONTRO I FUMI”.
Marino ci racconta questa storia suddividendola in dieci capitoli, con un Epilogo, un Congedo e due Intermezzi, uno dedicato ad Alessandro Leogrande, storico della città, e uno a Vigo Ospizio, un borgo antico, diventato luogo per intrattenimento dei bambini, grazie alle narrazioni di Giovanni Guarino. Attraverso i vari capitoli conosciamo i sogni, gli incubi, il bisogno di fare ricerca per combattere “la desertificazione dell’anima” e per allargare i confini del teatro, abbattendo, con l’uso di vari generi: Teatro di Narrazione, Teatro Ragazzi, Teatro Itinerante, Teatro delle Novità, le “distruzioni silenziose” che si abbattevano sulla città. Oggi, il CREST ha una sua Direzione artistica in Clara Cottino, un vice presidente, con progetti educativi e attività di animazione, in Giovanni Guarino, due personaggi che fanno parte della storia del CREST, vanta anche delle Residenze, di cui si occupa Cristina Chirizzi.
Sulle tavole del palcoscenico del Centro di ricerca, sono passati Mauro Maggioni, Marco Baliani, Silvio Castiglioni, Roberto Anglisani, Mimmo Cuticchio, Davide Iodice, Dario Moretti e tanti altri. In Appendice è raccolta tutta la teatrografia, dal 1977 al 2022.
Massimo Marino, “CREST (TEATRI DI RESIDENZA ARTISTICO-CONTEMPORANEA) UN TEATRO SOTTO LE CIMINIERE”, Edizione TITIVILLUS 2023, pp. 180, € 18