(di Andrea Bisicchia) Dopo Paolo Grassi, due eccellenti organizzatori svettano su altri: Mauro Carbonoli e Nuccio Messina, la cui professionalità è stata messa a disposizione del teatro italiano per oltre cinquant’anni. Entrambi vengono da esperienze diverse, Carbonoli è stato, per alcuni decenni, attore, anche di cinema, mentre Messina ha iniziato subito l’attività di organizzatore allo Stabile di Torino.
L’editore Aracne ha pubblicato, di Carbonoli, “A dispetto di Amleto. Cinquant’anni di teatro e altro” che può essere considerato un vero e proprio vademecum su quanto è accaduto sui palcoscenici italiani, dalla nascita degli Stabili a quella delle Cooperative e dei grandi circuiti regionali, come L’Ater dell’Emilia Romagna. Carbonoli racconta le origini della sua “vocazione teatrale”, dei suoi primi spettacoli come spettatore, ci descrive il repertorio della Famiglia Rame, facendoci un breve ritratto di Franca, sua coetanea. Negli anni Quaranta frequenta i teatri milanesi che facevano capo all’Odeon, dove recitavano Renzo Ricci ed Eva Magni, al Nuovo dove aveva successo la Compagnia Adani-Carraro-Calindri-Gassman. Leggeva i libri di teatro pubblicati nella collana Rosa e Ballo, diretta da Paolo Grassi, di cui ricorda gli inizi come regista e come organizzatore del Circolo Diogene dove, tutte le domeniche mattina, si leggevano testi teatrali di autori italiani ed europei, a cui seguivano lunghi dibattiti. Le letture erano coordinate da Strehler, Pandolfi, Jacobbi, mentre le voci degli attori erano quelle di Carraro, Calindri, Gassman, Brignone, Santuccio e Franco Parenti. Diogene era anche il punto d’incontro dei “fischiatori” che non perdevano mai una “prima” grazie agli “ingressi” senza posto a sedere.
Paolo Grassi era il Critico dell’Avanti, per questo lo si rimproverava di compromettersi nel voler fare anche il regista. Carbonoli ricorda ancora gli anni del Teatro della Basilica, dove Enzo Ferrieri portò in scena “Assassinio nella cattedrale”, con Ruggero Ruggeri.
Largo spazio dedica alla nascita del Piccolo Teatro, dove debutterà come giovane attore che, sapendo, negli anni successivi, di non diventare mai un primo attore, decide di cambiare, scegliendo di fare l’organizzatore, dando vita alla prima Cooperativa, quella di “Teatro Insieme”, fondata con De Daninos e Umberto Ceriani, al quale si deve il Comunicato ufficiale, il cui incipit è: “Non siamo un gruppo di comizianti, siamo attori di provenienza strehleriana…”, un gruppo che decide di concepire una forma di teatro diversa, dopo la crisi degli Stabili, dopo la diaspora di Strehler e dopo l’avanzata della Avanguardia romana che faveva conoscere i suoi spettacoli a Milano, nel Teatro di via Gulli. Il primo spettacolo fu “Un uomo è un uomo” di Brecht, con la regia di Tolusso che si rivelò un vero e proprio trionfo. Non mancarono le difficoltà, le diffidenze, le invidie, ma Carbonoli non si lasciò intimidire, andò avanti riuscendo a fare circuitare lo spettacolo in tutta Italia, impegnandosi in un lavoro che lo vedeva sempre più impratichirsi con le norme legislative, i regolamenti, i preventivi, le paghe e contributi, le documentazioni, le turbolenze delle leggi, sempre mutevoli, insomma su tutto ciò che rende difficile fare teatro in Italia.
Dopo l’esperienza di “Teatro Insieme”, Carbonoli fu chiamato da Franco Enriquez per svolgere il lavoro di Direttore artistico presso il Teatro di Roma, il grande carrozzone, sede della partitocrazia, dove gli impiegati erano indicati dalle segreterie dei partiti e dove le congiure erano all’ordine del giorno. Vi rimase anche quando verrà nominato, come Direttore artistico, Luigi Squarzina. Nel 1977, ritornò a Milano, al Piccolo Teatro, vedendosi assegnata la stanza di fronte a quella di Nina Vinchi. Strehler, in quel periodo, era alle prese con la realizzazione di “La tempesta”.
Seguiranno gli anni presso l’Ater, quelli presso l’Eliseo che da Torraca era passato a Battista e alla Compagnia dei Giovani e, infine, presso la Cooperativa 83, fondata insieme a Sergio Fantoni, Ilaria Occhini e Lorenzo Salveti. Nel 1983. il Presidente Pertini firmò la Legge 183 del Ministro Lagorio, sotto il Governo Craxi, che sancì la nascita del Fus, favorendo la crescita indiscriminata di soggetti sovvenzionati, ma che, nello stesso tempo, vide molti teatranti in trincea battersi, presentando diverse forme di Legge, tra le quali, quella di Strehler-Bordon.
Trascorre gli ultimi anni all’ETI, l’Ente Teatrale Italiano, nato nei 1942 e diventato un altro Carrozzone, difficile da gestire, tanto che, nel 2010, ne fu decretato lo scioglimento.
Dal 1940 al 2010 sono passati 70 anni, le cose non sono mutate di molto, neanche con l’avvento delle multisale, dato che le difficoltà sono rimaste quelle di prima.
Mauro Carbonoli, “Anche a dispetto di Amleto. Cinquant’anni di teatro e altro” – Aracne Editore 2019, pp 416, € 34.