Storie bugiarde, simulate o sognate. Come antidoto alla solitudine. Si ride, o si sorride. Con un fondo di malinconia

DSC_7249MILANO, sabato 10 ottobre   
(di Emanuela Dini) Il coperto in più del titolo è una sedia vuota, con lo schienale forato, dove siede, elegante e raffinata, una donna che non c’è, a cui il marito, un ricco gioielliere, regala baci e carezze, stringe la mano, chiede quale cravatta mettere.
Surreale e frizzante come un prosecchino, “Un coperto in più”, scritta da Maurizio Costanzo nel 1972, portata in scena, allora, dai due fratelli Giuffré, e riproposta oggi con la regia di Gianfelice Imparato, con Maurizio Micheli e Vito nei ruoli dei due protagonisti, propone, tra giochi di parole, scene e situazioni simmetriche, scambi di battute brillanti ma con un fondo di malinconia, temi come la solitudine, la bugia, la piccola truffa, l’amicizia, l’affetto.
La storia “di facciata” è semplice e gradevole: il ricco gioielliere Alfredo (un bravissimo Vito, che si regala istrionici camei di bravura) vive da solo, ma si comporta e interagisce con la fantomatica moglie Luisa, che non si capisce bene se c’è davvero o no, se se ne è andata, se addirittura è mai esistita. Un giorno gli capita in casa Camillo, piccolo truffatore di mezza tacca che vive di espedienti (un brioso Maurizio Micheli), riesce a carpire la sua fiducia fingendo di salutare “la signora Luisa” e gli vende un anello falso. Da lì in poi la storia si dipana, con l’entrata in scena di due donne (la compagna di truffe e l’ex moglie di Camillo, entrambe, come si diceva una volta, “di facili costumi”, oggi le chiamerebbero escort) come un gioco di specchi, in cui si incrociano amicizia e falsità, ricchezza e povertà, amori simulati o sognati, diatribe coniugali e assegni di mantenimento e dove non è mai ben chiaro il confine tra finzione e realtà, dove sta la buona fede e dove l’opportunismo, che spazio c’è ancora al mondo per affetti e sentimenti genuini o se l’unica vera compagnia degli esseri umani è la solitudine.
In una scena rigorosa e pulita, simmetricamente giocata con un tavolo metà bianco e metà nero, a significare gli interni delle case dei due protagonisti, con evidentissimi rimandi agli anni ’70 – gli arredi, i vestiti, i telefoni col cordone a spirale, persino le copertine di Grand Hotel – la commedia (in due tempi) procede per quasi due ore con brio, con qualche déja vu, sia pure appena accennato, con un’innegabile maestria degli interpreti. Il pubblico apprezza, ride e sorride.

“Un coperto in più”, di Maurizio Costanzo, regia Gianfelice Imparato. Con Maurizio Micheli, Vito, Loredana Giordani, Alessia Fabiani. Teatro San Babila, corso Venezia 2/A, Milano. Repliche fino a domenica 18