(di Andrea Bisicchia) – Da un po’ di tempo, studiosi di fama, sono soliti corredare le loro ricerche erudite con apparati iconografici, con immagini che appartengono alla papirologia, alla miniaturistica, ai Codici manoscritti, corredati da stupende illustrazioni, alla Storia dell’arte. Ricorderei, a tale proposito, “Vivere con gli dei” di Neil MacGregor, Adelphi, “Il grande racconto dei miti classici”, di Maurizio Bettini, “Il grande racconto della Bibbia” di Pietro Stefani, “Il grande racconto di Ulisse” di Piero Boitani, tutte e tre pubblicati da Il Mulino, nei quali le vicende narrate trovano, nelle figurazioni, la rappresentazione visiva degli argomenti trattati che permette, al lettore, di accedere ai grandi miti, da quello biblico a quello mitico, grazie all’apporto delle illustrazioni che accompagnano il viaggio alla ricerca delle nostre origini.
Con lo stesso spirito, Il Mulino ha appena pubblicato il volume di Chiara Frugoni, “Paure medievali. Epidemie, prodigi, fine del tempo”, mentre, quasi contemporaneamente, la Morcelliana ha dato alle stampe “Storia della pittura italiana” di Arsenio Frugoni, padre di Chiara che ne ha scritto l’introduzione. Perché questo riferimento? Perché Arsenio Frugoni è stato un celebre medievista, noto anche per avere accostato la tradizione letteraria con quella figurativa, un metodo ereditato dalla figlia che, in questo libro, credo, sia andata oltre gli insegnamenti paterni (essendo anch’essa una medievista di fama), per come sia riuscita a raccontare, quasi simultaneamente, le “paure” medievali, attraverso le fonti scritte, con l’ausilio dei cronisti del tempo, a cominciare da Rodolfo il Glabro, il cui libro “Cronache dell’anno mille”, che la Fondazione Lorenzo Valla pubblicò nel 1989, a cura di Guglielmo Cavallo e Giovanni Orlandi, più volte citato dalla Frugoni, diventa una fonte primaria riguardante i prodigi e le calamità naturali che sembrava fossero opera, durante il Medio Evo, di un piano soprannaturale che, però, non giustificava quel tessuto della storia attraversato da sventure, da atrocità dovute alle nefandezze e alle infamie degli esseri umani.
Il volume della Frugoni è diviso in cinque capitoli che attestano varie forme di paura, riguardanti la fine del mondo, annunziata per l’anno mille, come la fame e la miseria, la violenza e la disperazione, la diversità, dovuta all’intolleranza e alle guerre di religione tra cristiani, ebrei e musulmani, le malattie, in particolare la lebbra e la peste e, infine, le epidemie, con riferimento a quella del Covid 19, che l’autrice è riuscita a fare, come a sottolineare l’attualità della ricerca, visto che anche noi viviamo le medesime paure.
Chiara Frugoni, oltre che a Rodolfo il Glabro, fa riferimento a cronisti come Giovanni Villani e Dino Compagni, per quanto riguarda la peste del 1348, ma ricorre a personaggi meno noti come Marchionne di Coppo Stefani e Agnolo di Tura, oltre che a documenti notarili e mercantizi, ai quali aggiunge gli Annali di Hirson, riscoperti nel XVI secolo, dove sono presenti storie di presagi e ammonizioni divine, preludio a una imminente fine del mondo.
Solo un libro di sciagure, quindi? Non certo, anche perché, molte di queste, appartengono al mondo del “meraviglioso”, tipico del Medio Evo, dove la realtà veniva, spesso, trasfigurata in una serie di eventi immaginifici.
Tutto questo materiale è accompagnato da decine e decine di immagini straordinarie, non solo per la loro bellezza, ma anche per la capacità di coinvolgere il lettore. Fondamentale l’apparato delle note che occupa ben cinquanta pagine del libro.
Chiara Frugoni, “Paure medievali. Epidemie, prodigi, fine del tempo” – Il Mulino 2020, pp. 390, € 40 – www.mulino.it