Storie di ordinaria disabilità da tutto il mondo. In mostra a Milano le foto di Christian Tasso. Perché nessuno è escluso

Christian Tasso davanti alla fotografia “Ogni giorno vado al mare” – Manzanillo, Cuba, 2016

MILANO, mercoledì 5 maggio ► (di Patrizia Pedrazzini) C’è la mamma cambogiana che, accovacciata a terra, regge fra le gambe il figlioletto. E la donna mongola – il viso solcato dal vento e dalle rughe – tutta presa, fuori dalla sua tenda al tramonto, ad accarezzare, abbracciandola, una capretta. Ci sono tre ragazzine nepalesi che hanno tutta l’aria di tre amiche abituate a sostenersi sempre a vicenda. E poi c’è lui, il vecchio e il mare, il pescatore cubano intento a condurre la barca verso acque pescose.
Storie di ordinaria umanità, qua e là in giro per il mondo. Solo che il bambino è down, le tre amiche hanno evidenti protesi alle gambe, all’uomo manca mezzo braccio e la donna ha, anche se nemmeno si vede bene, problemi alle mani. Storie di ordinaria disabilità, allora. Sicuramente, tuttavia talmente ordinaria che, anche quando (ma non sempre) è palese, difficilmente si mostra.
Ovvero la disabilità non come un’eccezione, bensì come uno dei numerosi elementi che costituiscono l’identità di un essere umano. Insieme alla sua quotidianità, al suo lavoro, ai suoi affetti, al piacere di stare in famiglia, a quello di vivere.

Pokhara, Nepal, 2015 – “So bene che per promuovere meglio i nostri diritti abbiamo bisogno di sapere quale sia la realtà. Così vado in montagna per raccogliere informazioni sulle persone con disabilità che vivono nei villaggi remoti.” – (40 x 40 cm) – ©Christian Tasso

Di questo parla “Nessuno escluso”, la mostra del giovane fotografo Christian Tasso (è nato a Macerata nel 1986), aperta fino a venerdì 28 maggio alla Fabbrica del Vapore di Milano. Trentadue immagini in bianco e nero, dieci delle quali di grande formato, tutte esclusivamente da pellicola sviluppata in camera oscura, che fissano situazioni, momenti, persone, catturati dall’obbiettivo dell’autore, fra il 2015 e il 2020, in almeno quindici Paesi del mondo, dall’Europa all’Asia, al Sudamerica, all’Africa. All’insegna della curiosità nei confronti del genere umano, della ricerca di un rapporto tra memoria e territorio, del profondo legame fra l’umanità e la natura.
Al di là degli stereotipi. “Sono partito, in questo mio progetto, da un approccio sbagliato. Per arrivare, poi, a capire che le persone affette da disabilità non sono né campioni di sofferenza, né supereroi. Mi sono ritrovato, alla fine, a chiedere loro come volessero essere rappresentate”. E la risposta è stata la stessa per tutti: così come siamo, per quello che siamo, e per quello che facciamo.
Così le fotografie di Tasso non sono “estreme” (come quelle dell’americana Diane Arbus, per esempio), non si discostano volutamente dalla “normalità”, non mettono a disagio chi le guarda. Sono solo semplici, nitide storie di ordinaria umanità. Casualmente disabili. E in questo risiede la loro forza.
La mostra è prodotta da ART for The World, organizzazione non governativa fondata a Ginevra nel 1996 e associata al Dipartimento delle Nazioni Unite per la pubblica informazione.

Christian Tasso, “Nessuno escluso”, Milano, Fabbrica del Vapore, fino al 28 maggio 2021.

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