Straordinaria animazione di animali in musical. Strepitoso cast vocale con reali voci del pop in oltre 65 canzoni famose

(di Marisa Marzelli) La Illumination Entertainment, tra i produttori di film d’animazione, è la Casa di Cattivissimo me e dei Minions, esserini tondeggianti e gialli di straordinario successo.
In questa stagione, dopo Pets, fa davvero centro con Sing. L’idea è semplice: un film con animali antropomorfi (non esistono umani nella pellicola, ma naturalmente si parla di loro) che partecipano ad un talent show musicale. La marcia in più sta nella simpatia, nel cuore dei tanti personaggi, nell’energia e nei brani musicali. Perché Sing è un musical con canzoni molto conosciute che racconta i sogni dell’uomo medio e il suo desiderio di riscatto.
Dirige con gran senso del ritmo il regista inglese Garth Jennings (Guida galattica per autostoppisti), anche autore di soggetto e sceneggiatura, che non viene dall’animazione ma ha esperienza di video musicali. Il film riesce con intelligente equilibrio ad accontentare i piccoli spettatori e anche agli adulti, perché ricco di citazioni cinefile e perché arricchisce i personaggi di connotazioni metaforiche.
Lineare la trama. Il piccolo e dinamico koala Buster è un impresario teatrale inguaribile ottimista. Suo padre, con grandi sacrifici, gli aveva comperato un teatro. Ma oggi gli affari vanno male. Buster non riesce nemmeno a pagare la bolletta della luce; la banca proprietaria del terreno gli sta col fiato sul collo (nei panni di un lama allampanato dalle fattezze di burocratica zitella) e non sa come arrabattarsi. Finché gli viene un’idea: organizzare un concorso canoro per dilettanti di talento, con in palio mille dollari. Ma la sua anziana segretaria (una lucertola mezza orba) si sbaglia nel digitare la cifra e il montepremi risulta di centomila dollari. Tutti gli aspiranti cantanti della città si presentano alle audizioni. Vengono scelti un giovane gorilla non intenzionato a seguire le orme criminali della famiglia; una maialina casalinga frustrata con 25 piccoli (che farà coppia con un esuberante maiale in calzamaglia); una teenager porcospina punk-rock mollata dal fidanzato; un’elefantina timidissima e un topo viveur e imbroglione, braccato da un gang di orsi. Se in quest’ultimo è facilmente individuabile un riferimento a Frank Sinatra (ad un certo punto interpreterà pure My Way) anche gli altri rappresentano tipologie riconoscibili nei divi della musica pop. Poi ci sono tanti altri animali, tra cui cinque volpine canterine giapponesi e una pecora sfaccendata di famiglia ricca che gli ha tagliato i fondi. Tra incidenti di percorso e il clamoroso crollo del teatro, ad assicurare l’happy end sarà il generoso assegno della zia della pecora sfaccendata, anziana diva ritiratasi dalle scene, che fa il verso alla Gloria Swanson di Viale del tramonto. Insomma, una rivincita del vecchio sogno americano, con gli esclusi che però non mollano mai e che sanno ancora sognare in grande. Una fiaba, certo, ma emozionante e divertente.
Strepitoso il cast di voci in lingua originale e quasi tutti interpretano anche le canzoni. Il koala impresario è Matthew McConaughey, Reese Witherspoon è la maialina dalla famiglia numerosa, Scarlett Johansson l’istrice arrabbiata, Seth MaFarlane il topolino “The Voice”, John Reilly la pecora pelandrona. Buona pure la versione italiana.
Splendida la compilation di cover di oltre 65 brani famosi (si va da hit di Lady Gaga a canzoni dei Beatles, da David Bowie ai Queen) e la colonna sonora originale di JobyTalbot.
L’animazione in computer grafica è di qualità. Basti pensare alla cura con cui vengono riprodotti i peli dei disparati animali, sembra di poterli toccare.