Strepitoso inizio, tra pupi siciliani e luoghi di delizie, ma poi l’Armida di Ronconi non ce la fa a prendere il volo

DesktopPESARO, martedì 12 agosto
(di Carla Maria Casanova) Da trentacinque anni il Rof, il “Rossini Opera Festival” (l’attuale edizione è dedicata a Claudio Abbado) è una delle eccellenze musicali non solo italiane. Anzi, è “il” festival lirico. È evidente che non tutte le ciambelle possano uscire con il buco
L’inaugurale “Armida”, rossiniana opera del 1817 (l’anno di “Cenerentola” e della “Gazza ladra”) è opera difficile, che al Rof era stata data una sola volta, nel 1993. Allora, come adesso, affidata alla regia di Luca Ronconi. Allora lui – enfant terrible già cresciutello del teatro italiano – aveva proposto una edizione audacissima, attualizzata con ascensori e altre trasgressioni che suscitarono scalpori. Oggi Ronconi è il genio riconosciuto che si sa, ma a volte le idee le lascia lì. Stanchezza? No di certo, forse propositi lasciati volutamente nel vago, ma per noi meno soddisfacenti.
L’inizio di “Armida”, è del migliore Ronconi.
Con il pregiato team Margherita Palli (scene), Giovanna Buzzi (costumi), ecco un’apertura di sipario affastellata da pupi siciliani con elmi piumati e costumi di rosso smagliante. Effetto bellissimo. Se si vuole, geniale.
(La storia di Armida, in sintesi, vede la Maga protagonista riconquistare Rinaldo, suo vecchio amore, distoglierlo dalla liberazione di Gerusalemme e condurlo beato in un giardino di piacevolezze. Ma da lì vengono a strapparlo due onesti paladini che lo riconducono in campo. Armida non perdona e sbraita parecchio).
Questi paladini-pupi siciliani, si diceva, sono una bellezza. E così anche la soluzione delle quinte semoventi in cui sono ricostruite le scene del piacere: giardino dorato, alberi e fiori. Ma l’azione non decolla. Soprattutto, non si conclude. La tremenda invettiva della abbandonata Armida viene inghiottita dai Demoni in un deludente nulla.
Sarà anche che Carmen Romeu (Armida) ha vocalità sostenuta ma non il carisma strepitoso che questa maliarda vorrebbe. Antonino Siragusa (Rinaldo) dai lontani tempi del suo piccolo debutto (la voce del gondoliere -tra le quinte!- nell’Otello, e bastò perchè tutti lo notassero) ha fatto passi da gigante ed ora è un protagonista del panorama lirico ma nemmeno lui ha (non ancora?) una personalità gigantesca. Si fa notare, anche per l’imponente statura, Carlo Lepore.
Dell’opera, sono state aperte tutte le danze. Ahi ahi. Mezz’ora di coreografia pasticciata (sia pur applaudita) della Compagnia Abbondanza/Bertoni. Sorge un dubbio: e se, invece, ci fosse stato un calo nella direzione d’orchestra (Carlo Rizzi alla testa di Orchestra e Coro del Comunale di Bologna)?
Oppure, come si diceva all’inizio, è un inesorabile fatto di ciambelle.
“Armida” di Rossini, all’Adriatic Arena, Pesaro. Repliche: mercoledì 13, sabato 16 e martedì 19 agosto.