Teatri chiusi da quasi due mesi. Colpa di un virus. Ma il settore è in crisi da molto più tempo. Ne vogliamo parlare?

MILANO, venerdì 10 aprile ► (di Paolo Scheriani) “Strani giorni – cantava Battiato – viviamo strani giorni”. In questo momento così drammatico per l’intero Paese, il teatro che giorni sta vivendo? Strani giorni o gli stessi identici giorni che si ripetono sempre uguali?
Il mondo si è fermato da quasi due mesi, i teatri hanno abbassato il sipario e rimarrà calato nella migliore delle ipotesi fino all’inizio della prossima stagione, ma le problematiche annose del sistema teatro in Italia rendono da tempo immemore questo lavoro sempre in balia di virus ben più radicati di questo ultimo Covid-19. Virus che hanno nomi, cognomi e svariati indirizzi politici. Malattie come la mala gestione delle risorse, la pessima distribuzione dei fondi ministeriali, la scarsa attenzione per la categoria e via dicendo; ma chi opera in questo settore si abitua presto a produrre anticorpi e a sopravvivere nonostante tutto.
Oggi però questo nuovo virus ci costringe a fare i conti con noi stessi prima ancora di cercare al di fuori i responsabili di questa “carestia”.
Molti di noi teatranti si sono confrontati spesso con la tragedia di Edipo e della sua ostinata quanto scellerata ricerca di un assassino a cui dare la colpa di tutte le disgrazie della sua Tebe. Bene, ora più che mai dovremmo rileggere tutti quel meraviglioso testo. Tutti quei “piccoli re” di un regno allo sfacimento; il regno del teatro dove ognuno si arroga il diritto di possedere uno scettro che poi, a ben guardare, altro non è che uno sgangherato oggetto di scena. Adesso è l’occasione giusta per riflettere, per indagare, per interrogarsi ed eventualmente per assumersi ognuno le proprie responsabilità. Perché il sistema teatro è in ginocchio da molto più tempo di due mesi scarsi.
Tutti in cuor proprio conoscono bene i motivi, ma nessuno ad oggi ha mai avuto il coraggio di svelare il colpevole perché, in più di un’occasione, con il colpevole si è scesi a patti; per interesse, per inerzia, per paura, per inconsapevolezza, per infinite irragionevoli ragioni. Ecco che allora i “piccoli re” adesso hanno un “virus” su cui puntare il dito e si fanno forti perché questo virus non ha parola. Adesso è il Covid-19 la causa di tutti i mali del teatro, il Covid e chi deve prendere decisioni su come arginare questa “malattia” chiudendo “baracca e burattini” e destinando ai teatri i rimasugli delle briciole.
Cari colleghi, sapete meglio di me che rientrata l’emergenza “coronavirus”, la maggior parte di noi tornerà a tacere sulle criticità di un sistema malato (vedi anche il FUS), o – ben che vada – a parlarne in modo clandestino. Tutti torneremo a fare quel che bene o male sappiamo fare, cercando di sopravvivere; allora sfruttiamo questi giorni di “isolamento forzato” per fare quello che questo mestiere ci ha insegnato: indagare. Cerchiamo i responsabili di questa prolungata carestia e non abbiate paura nello scoprire nelle sembianze del colpevole tratti a noi molto familiari. Ognuno di noi può riconoscersi in quelle fattezze.
Quindi cosa possiamo fare per non ripercorrere gli stessi errori del Tiranno Edipo?
Non dobbiamo avere paura di svelare la verità, questo è l’unico modo per trasformare il veleno in medicina. Questo “coronavirus” può essere l’occasione per diventare tutti più forti, e se il teatro diventa più forte, se la cultura diventa più forte, l’intera comunità beneficerà di questa forza; altrimenti saremo destinati a rimanere tanti “piccoli re” con piccoli scettri di cartapesta che agiteremo ogni volta che un nuovo “virus” si presenterà alle nostre porte.
Non c’è bisogno di recarci dall’oracolo per sapere quello che tutti noi sappiamo. Non dobbiamo arrivare a strapparci gli occhi come il “cieco” Edipo. Dobbiamo semplicemente aprirli, e con gli occhi anche la bocca, per dire chiaramente come stanno le cose.