(di Andrea Bisicchia) – In molti ci ponemmo, negli anni Novanta, una domanda, su che cosa sarebbe stato il Teatro di Testori dopo la sua morte, su chi avrebbe avuto il coraggio di accostarsi al Gran Lombardo, dopo le messinscene, ormai storiche, ad opera di registi come Visconti, Missiroli, Shammah e di attori come Franca Valeri, Paolo Stoppa, Rina Morelli, Franco Parenti, Lucilla Morlacchi, Adriana Innocenti, Franco Branciaroli, Adriana Asti. Gli studi teatrologici si erano fermati ai contributi della Cascetta, di Taffon e del sottoscritto, attenti a interpretare lo scandalo della parola, la cui potenza aveva abbattuto ogni forma di realismo, di mimesi, per approdare a un iperrealismo persino in commedie come “Maria Brasca” e “Arialda”.
C’è da dire che, agli inizi degli anni Settanta, quando si verificò l’esplosione linguistica di Testori, i codici teatrali vivevano una sorta di staticità, nel senso che prevalevano le istanze mimetico-borghesi, accompagnate da messinscene che ne rispettavano la prassi. Testori capì che la rivoluzione poteva avvenire non in ambito formale, ma linguistico, tanto da inventarsi una nuova lingua, quella degli scarrozzanti, nella Trilogia scritta per Franco Parenti e Andrée Ruth Shammah, ripresa, successivamente, nei tre Lai.
Dopo la morte, abbiamo assistito a una ripresa dei suoi testi che ha comportato delle scelte e dei cammini che non rispettavano alcuna cronologia, a cominciare da quelle della Compagnia Lombardi-Tiezzi, che iniziò la sua indagine con “L’Edipus”, per continuare con i tre Lai, affidati a Lombardi e a Iaia Forte che interpreterà anche i personaggi di Gertrude e Lofelia nell’ “Ambleto” e la Monaca nei “ Promessi Sposi alla prova”, sempre con la regia di Tiezzi, con cui ebbe inizio una maniera diversa di accostarsi alla parola testoriana, con la ben nota cifra stilistica della Compagnia, con lo scarrozzante in frac e bombetta e con una maggiore attenzione ai risultatati della scena contemporanea. È a questo punto che ci si chiese dove fosse proiettato il teatro di Testori e con quali nuove pratiche sceniche lo si potesse rappresentare, specie quando queste avevano a che fare con la potmodernità.
In un recentissimo volume di Laura Pernice, “Giovanni Testori sulla scena contemporanea”, la giovane studiosa, utilizzando una metodologia che fa riferimento agli studi di Meldolesi, di Pavis, di Lehmann, ha analizzato le messinscene avvenute dal 1993, anno della morte di Testori, al 2020, scegliendo due traiettorie articolate in tre tempi che contemplano i ritrovati della nuova scena (1994-2003 ), il rinnovamento linguistico, con alterne dinamiche sceniche e produttive (2004-2015) e, infine, l’exploit del postdrammatico ovvero di un mistilinguismo contraddistinto dalla eterogeneità dei segni scenici, dalla metateatralità e dalle innovazioni tecnologiche.
Si viene a sapere che, su 25 spettacoli, ben 12 sono stati prodotti a Milano. La svolta ha evidenziato la destrutturazione dei codici scenici, un processo di ricodificazione dei testi, con strappi sperimentali, e una maggiore attenzione alla “scenologia”. Ne è venuta fuori una nuova generazione di registi e interpreti, da Pier Paolo Sepe e Maria Paiato con una seducente Erodiade, il testo più frequentato, da Roberto Magnani e Consuelo Battiston, con un postmoderno “Macbetto”, a Roberto Latini con “In Exitu”, a Minno Manni, con Marta Ossoli in “Cleopatras” e “La monaca di Monza, a Gigi Dall’Aglio, con Arianna Scomegna in “Cleopatras” e “Mater strangosciass” e con Michele Maccagno in “SdisOré e, ancora, a Elio De Capitani e Lucilla Morlacchi con “ La monaca di Monza”, a Roberto Frongia e Ferdinando Bruni in “SdisOré”, a Renzo Martinelli, con Federica Fracassi, in “Erodias”, sicuramente il loro più originale spettacolo, a cui è seguita la postdrammatica “Monaca di Monza”, sempre con la Fracassi e la regia di Malosti, al Franco Parenti, dove la Shammah ha ripreso, per la terza volta, “I Promessi Sposi alla prova”, con Luca Lazzareschi e Laura Marinoni.
Il volume è arricchito da una galleria fotografica a colori, da dieci interviste a registi e attori della nuova generazione e da un ricchissimo apparato bibliografico.
Laura Pernice, “Giovanni Testori sulla scena contemporanea. Produzioni, regie interviste (1993 – 2020), Edizioni-di-Pagina 2021, pp. 295, € 22.