(di Patrizia Pedrazzini) – “Il ritratto del duca” (“The Duke”), del sudafricano (inglese d’adozione) Roger Michell (“Notting Hill”), è un film per certi versi lieve e scanzonato, una commedia venata di tristezza e di malinconia, sempre brillante, ma che, tuttavia, non si esime dal portare sotto i riflettori temi pesanti, dal lutto familiare alla sperequazione sociale, dalla tutela dei più deboli – gli anziani prima di tutto – alla criminalità giovanile.
La storia è vera, e si dipana a Newcastle, città portuale del nord-est inglese. Da dove, nel 1961, il tassista sessantenne Kempton Bunton parte per mettere a segno il primo (e per ora unico) furto nella storia della National Gallery di Londra: rubare – non si sa come, ma ci riesce – il ritratto del Duca di Wellington (il generale che piegò Napoleone, e che diede il nome a un gustoso filetto), opera di Francisco Goya, appena acquistato all’asta dal Regno Unito per 140 mila sterline.
Come riscatto, per restituirlo, l’anziano Robin Hood avanza una richiesta quanto meno singolare: che il governo inglese investa di più nella cura dei pensionati, a partire dalla possibilità che possano usufruire della tv senza pagarne il canone.
La verità si conoscerà solo dopo anni: non è stato Kempton il ladro, ma suo figlio, trasformato in malvivente dal desiderio di contribuire all’economia familiare, ma soprattutto di “regalare” ai due anziani genitori, segnati dalla morte della giovane figlia (morta a seguito di un incidente con la bicicletta che il padre le aveva regalato, e del quale l’uomo si sente ovviamente responsabile), un poco della serenità perduta.
Fin qui la storia. Che la pellicola di Michell trasforma in una performance attoriale di primissimo livello. Kempton Bunton, e con lui il suo animo fatto di amore per la letteratura, di humour, di affetto per i suoi cari e per il mondo, è un impareggiabile Jim Broadbent (“Harry Potter e il principe mezzosangue”, “Cloud Atlas”), irresistibile bugiardo, campione di simpatia, “impostore” naif dal cuore buono. Mentre una quasi irriconoscibile Helen Mirren (Oscar come miglior attrice protagonista per “The Queen”) dà volto, corpo e carattere al personaggio della moglie, donna acida e inasprita dalla vita, che trova nella cura maniacale della casa e della pulizia il solo modo per fingere l’oblio di un dolore troppo grande da sopportare. E la schermaglia tutta british, ironica e spassosa, fra i due è certamente la parte migliore del film.
Insomma la storia semplice e riconciliante di un brav’uomo che ce la mette tutta per cambiare il mondo. E magari, senza rendersene conto, anche quel che resta della propria esistenza. Della propria famiglia e dei propri affetti. E chi l’ha detto che una cattiva azione non possa sortire un buon effetto?
“The Duke”, ovvero come rubare un’opera d’arte e farla (più o meno) franca. Con humour. E per il bene della società
2 Marzo 2022 by