(di Andrea Bisicchia) Conosco Tommaso Le Pera da quando, negli anni settanta, fu chiamato da Franco Parenti e Andrée Ruth Shammah a fotografare la “Trilogia testoriana”, durante il debutto romano. Da allora, molti sono stati gli spettacoli, del Pier Lombardo, da lui immortalati e che fanno parte del suo archivio che cura con gli scrupoli di un filologo.
Le Pera, chiamato da tutti i grandi registi, giungeva a teatro in anticipo, sempre preparato,tanto che portava con se il testo, oggetto della scrittura scenica. Assisteva alle prove, magari a una “filata”, soltanto dopo lo vedevi muoversi in tutte le parti della sala, perché abituato a scattare senza pubblico. È stato sempre un artista curioso, che cercava di capire, se non, addirittura, di interpretare. Era nata una leggenda, secondo la quale,in molti casi, le sue foto fossero più belle degli spettacoli. È vero che veniva scelto, ma è anche vero che spesso sceglieva, perché lo si vedeva nelle sale Off per aiutare chi non poteva permetterselo. Mi raccontò, con la discrezione che contraddistingue la sua personalità, che la prima paga, per un servizio fotografico, gli fu data da Peppino De Filippo che lo chiamò al Teatro delle Arti. Poi fu la volta di De Lullo, Albertazzi, Gassman, Melato, insomma del gotha del teatro italiano, tranne il Piccolo Teatro, che aveva il suo fotografo.
Le Pera era qualcosa in più del fotografo di scena, gli hanno riconosciuta la capacità di saper indagare l’animo del personaggio, più di quello dell’attore che lo interpreta. Il suo Archivio è uno dei più rinomati e più scientificamente organizzato. Spero soltanto che il Ministero dello Spettacolo possa farlo suo e renderlo “pubblico”, cioè consultabile dalle migliaia di laureande e laureandi che scelgono le discipline dello Spettacolo dal vivo.
Per la collana “La memoria del teatro”, edita da Guido Talarico, ha pubblicato delle monografie dedicate a Pirandello, Shakespeare, Goldoni, è pronta una su Molière. È recente la pubblicazione di: “L’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico nelle fotografie di Tommaso Le Pera”, voluta da Lorenzo Salveti che introduce il volume, sostenendo che le foto raccolte sono: ”uno strumento indispensabile di documentazione storica”, tanto da considerare l’autore “un insegnante dell’Accademia”. Il testo raccoglie quarant’anni di attività, rivedere quegli spettacoli, si rimane persino increduli, non solo dinanzi alla sua magistrale professionalità, fatta di letture, conoscenza, intuizione bergsoniana, ma anche dinanzi alla qualità del prodotto, dove “appaiono” quasi fantasmaticamente i misteri e gli incantesimi del teatro. Si va da “ Una partita a scacchi “di Middleton, con la regia di Luca Ronconi (1973), a “Das Schloss” da Franz Kafka (2014) ,dell’allieva regista Francesca Caprioli; si attraversano spettacoli di Salveti,Trionfo, Guicciardini, Pugliese, Cecchi, Lievi, Lavia, Binasco, Latella. Alcuni di quelli realizzati da Ronconi, come “ Il sogno”, di Strindberg, “In cerca d’autore” di Pirandello, sono stati visti al Piccolo Teatro di Milano.
Le Pera non ha, soltanto, immortalato le messinscene e i suoi registi, ma anche tanti giovani attori diventati delle vere e proprie star del teatro italiano, spetta al “lettore” professionista e ai giovani studiosi ricostruire una parte di storia del nostro recente passato, indagando l’enorme materiale fotografico contenuto nel volume.
“L’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico nelle fotografie di Tommaso Le Pera”, Grafiche Diemme, 2015, p.288, s.p.