(di Marisa Marzelli) Sequel a scoppio ritardato, Zoolander 2 esce 15 anni dopo il primo film, diventato di culto. Chi non conosce il contesto faticherà a capire perché tanta attesa per un’operina insoddisfacente (per usare un eufemismo). Sarà che il genere demenziale è in perdita di velocità, sarà che nel frattempo il mondo dell’alta moda ha perso il suo appeal, frivolo ma prestigioso, a favore di altrettanta seriosa devozione tributata oggi alla cucina di chef-divi.
Comunque, nel lontano 1996, il comico Ben Stiller scrisse uno sketch per i Fashion Awards che ebbe successo. Così decise di farne un film. Zoolander uscì nel 2001, dopo l’11 Settembre, e la gente non aveva tanta voglia di ridere. Ma poi, con i passaggi televisivi e la versione in Dvd, la fama e i cultori appassionati crebbero a dismisura.
Zoolander era una graffiante parodia di riti e miti fasulli dell’alta moda veicolata da due modelli maschili belli belli e scemi scemi. Interpretati dallo stesso Stiller nel ruolo di Derek Zoolander e da Owen Wilson in quello del suo amico/rivale Hansel. Look improbabile, mossette, glamour e storia bislacca di un attentato al premier malese.
Il sequel ricomincia dal crollo del Centro benefico voluto da Zoolander “per bambini che non sanno leggere bene e che vogliono imparare a fare anche tante altre cose buone” perché i materiali di costruzione erano gli stessi del modellino. Ma le scene iniziali sono d’azione: dei killer inseguono un uomo che, crivellato di colpi, si fa un selfie e lo posta prima di cadere stecchito. Sorpresa: è la rockstar Justin Bieber; iniziali JB come Jason Bourne, uno degli eroi delle saghe tutta action. E sono questi rimandi metacinematografici senza apparente logica che entusiasmano i fan e lasciano freddi come ghiaccioli tutti gli altri spettatori. La trama prosegue così: qualcuno sta cercando di uccidere famose star. Perché? Per fermare i delitti vengono richiamati in azione Zoolander e Halsel, i quali dopo la figuraccia del crollo del “Centro per bambini che non sanno leggere bene e che vogliono imparare, ecc.” si sono dati all’eremitaggio. Una volta ripescati, i due vanno a Roma per indagare, affiancati da una ex-modella di costumi da bagno diventata poliziotta della moda in collaborazione con l’Interpol (la new entry Penelope Cruz). Ricompaiono personaggi del film precedente, compreso il cattivo Mugatu (Will Ferrell) evaso dalla prigione.
Zoolander e Hansel tornano in passerella, ma i tempi sono cambiati, loro non sono più il top del fashion, datosi a nuove follie farcite di selfie, vlog, hashtag, ecc. Inutile proseguire nel racconto di un trama dalle tante ramificazioni, illogica e labilissima perché è solo l’occasione per inzeppare la storia di elementi dei quali farsi beffe. Il mondo dell’alta moda contiene tutto e il contrario di tutto, gronda di grottesche celebrities. Basti dire che in una Roma festaiola e barocca Zoolander vuole anche riconquistare il figlio (grassoccio e intelligente, cioè il contrario del padre) sottrattogli dai servizi sociali.
Due le tracce comiche a cui aggrapparsi: da una parte la parodia nonsense, accennata e non sviluppata, di alcuni generi cinematografici, come il dark alla Codice da Vinci o la ricerca di un “eletto” di non si sa bene che cosa; dall’altra la presenza in buffi camei autoironici di varie star, da Benedict Cumberbatch (il nuovo esaltante modello, transgender e di nome Tutto) a Sting, monaco con saio e cappuccio, a Mika, Susan Boyle, Milla Jovovich, Keifer Sutherland, a vari (veri) stilisti, tra i quali Valentino. Sono talmente tanti, mascherati nei modi più assurdi, che – sullo schermo per pochi istanti – a volte nemmeno di riconoscono.
Si ride di qualche singola gag ma nel guazzabuglio generale finisce per sfuggire la logica di uno sfottò più ampio (nelle intenzioni pungente) indirizzato a gusti sociali e mode caduche ma a cui tutti si adattano per sentirsi à la page. Ben Stiller è un comico intelligente e anche un bravo regista (il suo Tropic Thunder, parodia dei film bellici e dello star system di Hollywood, era un gioiellino), ma stavolta sembra aver voluto esagerare soprattutto nella sceneggiatura, senza riuscire a indirizzare il film su una strada precisa.
Tornano i personaggi “demenziali” del precedente “Zoolander”. Tra fan entusiasti e spettatori freddi come ghiaccioli
13 Febbraio 2016 by