Tra le lenzuola, più per odiarsi che per amarsi. Notti insonni di tre coppie litigiose. Elena Callegari e Mario Sala all’Out Off

MILANO, giovedì 16 gennaio ► (di Paolo A. Paganini) “Sleepless – Tre notti insonni”, tre brevi atti unici di Caryl Churchill, vecchi testi del 1982, ma ancora validi oggi con poche rughe ben spianate. Il titolo è di per sé una tautologia, affermazione vera per definizione, ma ripetuta, pleonastica, ridondante, superflua, inutile. “Sleepless” già vuol dire “insonne”, “in bianco”. Ma proseguendo, poi, con “tre notti insonni”, diciamo che è un rafforzativo. E, poi, suona bene.
Si riferisce allo spettacolo in scena all’Out Off (poco più di un’ora), dove la vera scena è un letto matrimoniale, luogo deputato per copule di celebrative effusioni, ma qui, ahinoi, con tre coppie di tre vicende, che non consumano quanto quel giaciglio dovrebbe promettere, e che, per la bisogna, sarebbe attrezzo prediletto e preferito da tutti gli amanti in fregola e da tutte le coppie di amorosi ardori, celebri o proletari che siano, in convegni o legittimi o di sfroso.
Qui si tratta di tre convegni di amori stantii, anzi di non amore, appesantiti dalla noia, dalla frustrazione, dal disagio economico, dalla presunta gelosia per altre donne, o per altri uomini di fantasmica immaginazione, con donne che si trascinano stancamente tra vite consunte da bambini fastidiosi o da aborti, con mariti o compagni distratti o affaticati dal lavoro (“Eh, io devo pur lavorare se dobbiamo mangiare!”, sembra dire) e con compagne o mogli che non lavorano, umiliate, mortificate dalla mancanza di soldi e di indipendenza (“È insopportabile star qui tutto il giorno, dalla mattina alla sera, senza far niente, solo per aspettare te”), che nel frattempo lui se la fa, magari, con un’altra donna…

“Sleepless”, di C. Churchill, regia Lorenzo Loris. Nella foto: Elena Callegari e Mario-Sala.

Ecco perché, dopo quasi quarant’anni, il testo della Churchill, così vecchio e così ancora drammaticamente attuale, continua ad avere una sua freschezza, in questi consunti rapporti di coppia, finiti e trascinati per inerzia, o per incapacità, o per noia, o per abitudine, ravvivati solo dall’aggressività, dalla volgarità delle offese, dalla ferocia dei litigi, o per pavidità e paura di rimanere soli con la propria incapacità di vivere. E, per assurdo, per continuare a sentirsi vivi. Pur con il gusto disperato dell’umorismo noir della scrittrice inglese, che sembra usare con perfidia la sua tetra ironia un po’ per celia, un po’ per non morir.
Elena Callegari e Mario Sala interpretano, di volta in volta, le tre coppie di un unico disagio, cambiando solo il registro linguistico di episodio in episodio. E, per dare loro quel che è di se stessi e della Churchill quel che è della Churchill, anche divertendosi e divertendo, mettendoci una verve interpretativa ora incalzante, ora sognante, ora dolente, da manuale. Bravi. Seguiti amorevolmente dall’attenta e contestualmente rispettosa regia di Lorenzo Loris, con un sorriso amaro, tra lenzuola con poco amore, ma molto livore.
Applausi finali in cordiale allegria. Si replica fino a domenica 9 febbraio.

Teatro Out Off, via Mac Mahon 16, Milano.
www.teatrooutoff.it