(di Andrea Bisicchia) Generalmente un’antologia raccoglie una parte di testi di un autore, oppure di più autori, in questo caso la raccolta è di tipo saggistico, oltre che memorialistico, visto il contenuto. La curatrice, Antonia Lezza, prof. Associato, che si è valsa della collaborazione di due ricercatrici, ha assemblato una miscellanea, il cui filo conduttore è la scrittura teatrale, declinata o in chiave storicistica o affidata alla voce di autori viventi.
L’ambito riguarda la drammaturgia napoletana e siciliana, ma non manca un gran lombardo come Giovanni Testori, con un saggio su “I promessi sposi alla prova”, scritto per Franco Parenti e Andrée Ruth Shammah. Il volume è diviso in 4 sezioni: “Questioni di teatro”, “Scrivere per il teatro”, “Per un teatro contemporaneo”, “Lezioni di teatro”, si tratta di sezioni nate direttamente sul campo, messe a confronto con esperienze accademiche, più attente alla ricerca erudita. Oggetto, comunque, è il testo, sia quello scritto che quello trasposto sulla scena, il cui percorso ha come fine la dimostrazione della autonomia della scrittura scenica, tanto che, da tempo, è studiata come disciplina a sé. Antonia Lezza ricorda come questo percorso sia stato iniziato da Franca Angelini, sulla scia degli studi di Maria Luisa Altieri Biagi, Natalino Sapegno, Antonietta Grignani, e continuato da Ferdinando Taviani con “Uomini di libro, uomini di scena. Introduzione alla letteratura teatrale del Novecento, oltre che dalla stessa Lezza che, nel suo capitolo d’introduzione, si sofferma sulla drammaturgia napoletana da Petito a Cappuccio e su quella siciliana da Emma Dante a Pirrotta.
L’autrice distingue tra attori-autori, autori-attori, scrittori- drammaturghi, drammaturghi-scrittori. La linea siculo-napoletana è ulteriormente indagata da Annunziata Acanfora che analizza il significato delle riscritture, delle interferenze, delle collaborazioni, ricercando già nel Settecento i legami tra le due scuole, a partire dalla famiglia Cammarano, il cui capostipite Vincenzo, detto Giancola, era giunto da Palermo a Napoli dove indosserà la maschera di Pulcinella. Da allora, i connubi, gli innesti non sono mai mancati.
Ho trovato interessanti i saggi sulle scritte murali dal Risorgimento al periodo mussoliniano, di Anna Scamapieco, alla gigantesca opera di mistificazione che ne veniva fatta e quello sull’analisi scenica di “Natale in casa Cupiello” ad opera di Giuseppe Rocca, la cui lettura ha come linea conduttrice: “Tre rimedi contro il freddo”. Il saggio apre la sezione dedicata a scrivere per il palcoscenico, di cui si occupa anche Stella Casiraghi che indaga, da par suo, la “ teatralità” strehleriana, nata a contatto del “copione primario”. Interessante il lavoro di Paola Daniela Giovanelli: “La donna in scena”, un testo nato in laboratorio, diventato uno spettacolo, con relativa circuitazione.
Il volume si conclude con l’intervento di Stefania Stefanelli: “Una lingua per il teatro italiano”, che, partendo da un saggio di Ugo Ojetti “Alla scoperta dei letterati”, traccia il passaggio dal modello della lingua toscana a quello della “Lingua di civil conversazione”, raggiunta proprio attraverso il teatro.
“Antologia Teatrale”, a cura di Antonia Lezza, Annunziata Acanfora, Carmela Lucia – Liguori Editore 2015 – pp 294, € 25,99