MILANO, giovedì 7 novembre ► (di Carla Maria Casanova) – “Die ägyptische Helena”: Elena egiziaca, o egizia. Meglio ancora, Elena in Egitto. Non è la più bella, e nemmeno una delle più belle opere di Richard Strauss. È, forse, la meno nota e la meno eseguita. In Italia, una sola volta, a Cagliari, nel 2001. Alla Scala approda adesso.
Il suo debutto avvenne al Semperoper di Dresda nel 1928. Era la quinta collaborazione tra Strauss e Hofmannsthal e si basava sulla Elena di Euripide. Tra i due (musicista e librettista) il discorso su questo tema iniziò nel 1923 e andò avanti per cinque anni molto combattuto. La trama è pazzesca, tutta giocata tra storia, leggenda, realtà, simbologia, sogno, surrealismo, psichiatria (Freud imperava). Gli dei wagneriani, a confronto, sono personaggi di innocenza pucciniana.
La vicenda è narrata in due atti, ma, finito il primo, la storia sarebbe praticamente conclusa e tutti sarebbero contenti lo stesso. Per farla breve (eufemismo) ecco Menelao che va a ripescarsi la bellissima sposa infedele con propositi omicidi (e ben le starebbe). Ma Etra, ninfa dell’amore, convince Menelao di essersi scagliato su un fantasma e che Elena in realtà non è mai andata a Troia ma è rimasta in Egitto ed ha sempre dormito nel suo (di Etra) letto. In Egitto, Elena non ha però perso il vizio e si lascia corteggiare da tutti i potenti. Di nuovo interviene Etra, prima lasciandole la sua immagine di fantasma poi ridonandole il suo reale sembiante umano. A questo punto Menelao è veramente molto seccato e vuole ucciderla sul serio. Ma lei gli sorride, e tutto (per una volta) finisce in gloria.
Alle storie dell’opera lirica siamo abituati. Ce ne siamo fatti una ragione. Questa esagera un po’. Anche perché c’è poco sollievo nella musica, sia pur di alta fattura, come sa essere in Strauss. Qui la vitalità dinamica del compositore è erompente e gli interpreti si devono battere senza risparmi. Altro che Salome, altro che Elektra.
Elena, Ricarda Merbeth che abbiamo sentito alla Scala, strepitosa appunto in Elektra, grande wagneriana, svetta senza flettere e così, e anche di più, svetta Andreas Schager (Menelao), tenore eroico dal suono voluminoso, in certi momenti addirittura esplosivo. La raffinatissima Eva Mei, Etra (dal 2016 insegnante presso l’Accademia della Scala) si conferma cantante e interprete di prima classe e così Thomas Hampson (Kammersanger a Vienna e professore onorario di filosofia all’Università di Heidelberg), baritono elegantissimo che la Scala conosce da molti recital culminati con il Don Giovanni del 2017. Nel ruolo minore di Hermione Caterina Maria Sala, della Accademia della Scala.
Sul podio c’è Franz Welser-Möst, uno dei più importanti direttori del nostro tempo. La sua carriera si svolge tra i Wiener e la Cleveland Orchestra. Straussiano convinto, Welser-Möst dall’Orchestra della Scala tenuta sotto pressione ottiene un suono duttile e persino luminoso, là dove la terrifica partitura lo consente.
Eseguita raramente e rarissimamente portata sulla scena, Die ägyptische Helena (data ovviamente in tedesco) ci è qui servita con scene e costumi. Una grande radio anni Venti (di quelle in galalite) occupante l’intero palcoscenico è lo scrigno dentro al quale si svolge la vicenda. Non è una licenza dei firmatari dell’allestimento (regia Sven-Eric Bechtolf, scene Julian Crouch, costumi Marc Bouman, luci Fabrice Kebour). È bene sapere che Hofmannsthal diede precise direttive in merito: rappresentare una radio o qualcosa che significasse il progresso tecnico, in quegli anni che uscivano dalla prima guerra mondiale. E fin qui ci siamo. Restano le tracotanti fogge dei costumi che, quelli sì, meglio si addirebbero agli abitatori del Wahalla.
Lo spettacolo dura due ore e 25 minuti, ma sembrano assai di più. Ciononostante, il pubblico scelto, forse sollevato dall’incubo di tanta furia, musicale e scenica, ha applaudito con vigore. Aspettiamo con impazienza il prossimo Strauss scaligero: in marzo, la travolgente “Salome”, diretta da Chailly e con regìa di Damiano Michieletto. Lì ci rifacciamo di sicuro.
“Die ägyptische Helena”, di Richard Strauss. Repliche: 9,12, 15, 17, 20, 23 novembre.