(di Andrea Bisicchia) – Nel biennio 1982-84, l’attività culturale del Pier Lombardo, promossa da Franco Parenti e Andrée Ruth Shammah, trasformò l’idea stessa di come comunicare la cultura, dando vita a tre eventi, rimasti nella memoria dei milanesi e non solo, eventi che riguardavano la Mafia, con la consulenza di Nando Dalla Chiesa, il rapporto tra Religione e Potere, sotto la guida di Sergio Quinzio, e Processo alla cultura, con la direzione di Emanuele Severino.
Non si trattava di semplici conferenze, ma di un programma strutturato in diversi incontri che portarono sul palcoscenico, di via Pier Lombardo, il meglio dell’intelligenza di quei tempi. Il successo fu tale che non bastarono i 500 posti del teatro, per cui, molti incontri, furono spostati al Lirico, dove non risultarono sufficienti neanche i 1500 posti della platea e della galleria, tanto che molti giovani dovettero sedersi sulle tavole del palcoscenico, attorno ai relatori.
Fu così che, in quegli anni, gli intellettuali e il pubblico che qualcuno, con un po’ di gelosia, definì della “Milano bene”, si identificarono col teatro diretto da Parenti e dalla Shammah.
“Processo alla cultura” fu strutturato in cinque incontri che riguardavano la Religione, la Scienza, l’Economia, la Politica, la Filosofia. Per questa disciplina, Severino scelse Nicola Abbagnano, Augusto Del Noce, Aldo Masullo, Vittorio Mathieu, Carlo Sini, Massimo Cacciari e Gianni Vattimo. (Quell’idea straordinaria fu ripresa da tutti i festival successivi, dedicati a simili argomenti). Si partiva dall’idea che la società tradizionale fosse destinata al tramonto, per una sorta di malattia mortale, invisibile agli occhi di quella cultura che si credeva vincente e che non percepiva la sua fine.
Per Vattimo, fu un vero e proprio battesimo della scena e, in quella occasione, ebbe modo di parlare di Post-moderno e di Pensiero debole.
Elisabetta Sgarbi ha voluto che La Nave di Teseo, da lei diretta, pubblicasse quasi tutte le Opere del filosofo torinese che ha già compiuto 85 anni. Il poderoso volume ha una dotta introduzione di Antonio Gnoli che fa convivere gli elementi biografici con la nascita e l’evoluzione del pensiero di Vattimo e una presentazione di Gaetano Chiurazzi che ha raccolto i testi preferendo delle sezioni tematiche che riguardassero i Filosofi da lui studiati e tradotti, da Nietzsche a Heidegger a Gadamer, l’Ermeneutica e, infine, il “Pensiero debole” che lo rese noto nel mondo. Gli argomenti trattati riguardano il Nichilismo, la morte di Dio, intesi, entrambi, come conseguenza dell’emancipazione del pensiero, dinanzi al declino della metafisica, l’Interpretazione, concepita come ricerca di senso che solo l’opera d’arte può dare, la debolezza del pensiero che equivale, a suo avviso, a teorizzare la diminuita forza progettuale che caratterizza il pensiero stesso, benchè abbia tante ragioni per rivendicare la stessa sovranità che rivendicava il pensiero metafisico, ormai oltrepassato dalla prassi e dalla scienza, il cui compito dovrebbe essere quello di guidare gli uomini.
Per Vattimo, è necessario scoprire il valore della “phronesis”, ovvero della responsabilità o della saggezza, la sola che possa ritenersi capace di indirizzare delle scelte che possano, a loro volta, prescindere da un “fondamento”, già messo in discussione da Nietzsche, a favore del tramonto della metafisica che comportava la morte di Dio, ma che per Vattimo comporta anche la fine di una religione autoritaria a favore di un cristianesimo che sappia identificarsi nella caritas.
Il volume che porta il titolo: “Gianni Vattimo, scritti filosofici e politici”, ne raccoglie, per la prima volta, gli scritti e ripercorre la traiettoria del suo pensiero che si scopre essere sempre più attuale.
Gianni Vattimo, “Scritti filosofici e politici”. Introduzione di Antonio Gnoli. Presentazione di Gaetano Chiurazzi – La Nave di Teseo 2021 – pp. 2638 – € 50.