MILANO, mercoledì 1 marzo ► (di Carla Maria Casanova) Questa Traviata s’aveva da fare. S’aveva da fare? Certo sì, a stare alle richieste, alle 6 recite fuori abbonamento tutte esaurite e soprattutto al successo che ha coronato la prima, ieri sera alla Scala: 10 minuti di applausi e tutti contenti.
Ai “miei tempi”, ahimè lontanissimi, questa Traviata non sarebbe “passata”. Il loggione avrebbe rumoreggiato vigorosamente (non sempre a torto). Ma i miei tempi sono quelli di Tebaldi, Callas, poi Freni e persino queste signore, ebbero a che fare con il gradimento del pubblico. Però: Renata Tebaldi era febbricitante e la prima sera non era stata al suo superlativo standing abituale, la Callas era andata benissimo ma quell’audace “lancio” delle pianelle, voluto da Visconti, aveva scandalizzato taluni, Mirella Freni (diretta da Karajan!) si era inceppata sul gioir, e poi su Traviata oramai planava il tabù dell’ombra della Callas, e insomma l’avevano contestata (la Freni).
Signori, stiamo parlando di Tebaldi, Callas, Freni. La oso dire non conosciutissima Aylin Pérez, statunitense di genitori messicani, debuttante in Traviata (!), ai “ miei tempi” non avrebbe nemmeno salito il primo scalino, della Scala. Ma, si diceva, quei tempi sono remoti. Anche Francesco Meli, che di Verdi si intende – un bel don Carlo, un egregio Carlo VII (in Giovanna d’Arco) – come Alfredo, ruolo si sa ingratissimo, non ha fatto faville.
È finito che l’unico applauso a scena aperta, molto caloroso e sostenuto, è andato a Leo Nucci, anni 75, qualche défaillance ma di notevole carisma come Papà Germont.
Senza contare che sul podio stava un colosso (dei tempi andati): Nello Santi (classe 1931), leggendario maestro del mondo del melodramma. Per lui, ovazione.
Lo spettacolo è quello del 1990, ripreso per 9 stagioni, fino al 2008. Regia Liliana Cavani, scene Dante Ferretti, costumi Gabriella Pescucci. È spettacolo bellissimo, sontuosissimo. Per paragonarlo a qualcosa si deve scomodare il Gattopardo (film). Magari oramai in palcoscenico cerchiamo qualche idea, vedi persino quello tanto criticato di Tcherniakov (taglio delle zucchine, per intenderci). Ad ogni modo, se si vuole il tradizionale, meglio di questo spettacolo attualmente in scena non si può.
Un’ultima ludica riflessione: alla prima Violetta (Venezia 1853) si imputarono anche forme troppo generose per una tisica. Negli anni, il personaggio non è cambiato (“Non sapete, che colpito d’atro morbo è la mia vita?”). Forse non era il caso, nel secondo atto, di scollacciare vituperosamente il costume rosso della assai prosperosa Pérez. Ma questo era compito della regìa. E comunque gli applausi parlano da soli: 10 minuti. Tutti contenti.
Teatro alla Scala, Giuseppe Verdi: La traviata. Repliche 3, 5, 9, 11, 14.
Personaggi e interpreti principali
Violetta Valéry: Ailyn Perez (28 feb.; 3, 5 mar.) – Anna Netrebko (9, 11, 14 mar.)
Alfredo Germont: Francesco Meli
Giorgio Germont: Leo Nucci
Traviata di Verdi secondo Liliana Cavani. Bella e sontuosa. Ma quanta nostalgia per i gloriosi fantasmi del passato
1 Marzo 2017 by