MILANO, venerdì 5 dicembre ●
(di Paolo A. Paganini) “Il clan delle divorziate” dal palcoscenico del San Babila potrebbe tranquillamente allargarsi al pubblico in platea. Pubblico prevalentemente femminile in un endemico scatenamento di risate, perfidi risolini, emancipato comportamento di superiorità nei confronti del maschio, descritto in scena come un meschinello, intento solo a curarsi dei formaggi di fossa, e non affatto intento a curarsi invece dei propri liquidi getti dentro la tazza. E giù risate.
Il belga quarantaquattrenne Alil Vardar, attore e autore di questa pièce di stile e sapore sarcasticamente boulevardier, sa come cavalcare la tigre della femminilità, tra perfidie e tenerezza, e ha scritto una pièce di travolgente successo parigino, con la regia del fratello Hazis (insieme hanno creato in proprietà un impero commerciale di quattro teatri a Parigi e altri tre a Nizza, Strasburgo e Lille). E, tra l’altro, si sono imposti, partendo proprio dal San Babila, di allargare la rappresentazione del “Clan” invadendo almeno altri venti Paesi.
In un’ora e mezzo senza intervallo viene descritto il menage di tre divorziate, di caratteri estremamente eterogenei, e quindi di gustoso amalgama (primo trucco drammaturgico), coabitanti sotto lo stesso tetto. Formano un combattivo avamposto di micidiali cecchini, impegnati a far fuori la reputazione dei rispettivi consorti (secondo trucco drammaturgico). Non rinunciano comunque – le incaute – a sognare e desiderare nuove storie, affidandosi alla piccola posta di giornali specializzati in anime sole e disperate. Ma anche qui scopriranno che gli uomini sono generalmente o fedifraghi o sposati o porcelli (terzo trucco drammaturgico). Infine, le tre interpreti, che qui sono una deliziosa Lucia Vasini, divorziata fittavola d’appartamento; l’anglofona italianizzata Jessica Polsky, civettesca mangiatrice d’uomini dalla lagrima facile, e la terza donna… Stefano Chiodaroli (quarto e ultimo trucco drammaturgico) in mostruosi abiti femminili, una specie di transfert, che smargiassa a destra e a manca con disinvolte e plebee bordate d’incontenibile comicità. Spara, come “donna”, andando a segno sul bersaglio della pochezza maschile. E se lo dice lui, cioè “lei” come uomo, tutto diventa più credibile, no?
Dicevamo, all’inizio, di un possibile allargamento alla platea, virtualmente coesa in un unico Clan, tanto è stato l’affiatamento di complice adesione con le tre protagoniste. E si ride molto, donne maritate e fanciulle. E gli stessi uomini, anche se non sempre ignari delle perfine trappole, stanno al gioco. Pur sapendo, o forse no, d’essere loro stessi alla berlina.
“Il clan delle divorziate”, di Alil Vardar, con Lucia Vasini, Jessica Polsky e Stefano Chiodaroli. Al Teatro San Babila, Corso Venezia 2/A, Milano. Repliche fino a mercoledi 31 dicembre.