FIRENZE, venerdì 14 settembre ►(di Carla Maria Casanova) Ci hanno pensato un po’ e hanno deciso che si poteva fare: mettere in scena, per la stagione autunnale, un polittico comprendente i titoli della “trilogia popolare verdiana”: Il trovatore, Rigoletto, La traviata.
Tre nuove produzioni. Un progetto unico, ardito e generoso. A vararlo sono stati Fabio Luisi, neo direttore musicale del Maggio e Francesco Micheli, regista. Il collante (fil rouge) non poteva essere più pertinente: il tricolore. Nessuno più di Verdi, padre della Patria, impersona meglio l’italianità (ricorderemo il famoso lancio dei volantini Viva Verdi alla Scala, dove il nome del compositore stava per Vittorio Emanuele Re d’Italia, messaggio dei patrioti italiani agli Austriaci in teatro).
Micheli, il tricolore, lo ha usato così: in apertura di ciascuna opera, compare un gigantesco pannello luminoso con i colori della bandiera: bianco, rosso e verde. In particolare, ciascun colore sarà poi abbinato a una delle tre opere. Bianco (colore della camelia e della aspirazione alla purezza di Violetta attraverso la sua redenzione) a Traviata; rosso (colore del fuoco e della violenza) al Trovatore; verde (l’ambiguità, l’invidia, il tradimento) a Rigoletto.
Detta così, magari può sembrare banale. Non lo è per niente, soprattutto perché l’idea viene elaborata in una quantità di “ricadute”. Francesco Micheli, uno dei registi più intelligenti e ardimentosi della giovane generazione (ma oramai ha passato i quaranta anche lui) ha iniziato in sordina con allestimenti sperimentali dell’AsLiCo, dove ha fatto una gavetta formidabile che gli ha consentito una straordinaria preparazione teatrale. La caratura dei suoi progetti, di cui molte iniziative a carattere divulgativo, lo hanno portato a incarichi prestigiosi. Tra i più recenti, la direzione artistica del Macerata Festival (2012-2017). Va da sé che le sue regìe, non seguendo la linea delle letture tradizionali, qualche dissenso ogni tanto se lo beccano.
Per il trittico verdiano, aiutato dal regista-collaboratore Paola Rota, dalla scenografa Federica Parolini e dalle luci di Daniele Naldi, Micheli ha progettato delle strutture a traliccio, torri con spirali di scale, mosse a vista da attrezzisti. Le scene sono così in continuo movimento, senza soluzione di continuità. I costumi (di Alessio Rosati) di foggia minacciosa, ripropongono fantasiose armature. Il coro, difficile da gestire in tale contesto, porta anonimi abiti neri ma vive di gesti e movimenti accuratamente studiati.
Questa la linea omogenea che ricorre nelle tre opere, ognuna delle quali ha poi una caratterizzazione precisa.
Il trovatore, andato in scena ieri sera, si distingue per l’interferenza di un esercito di burattini a grandezza naturale, che sdoppiano protagonisti e coro. Vogliono essere una sorta di “anima” o proiezione dei personaggi, impersonati dagli elementi di una delle tradizioni più sentite dalla cultura popolari italiana: i pupi. Nella fattispecie, sono prodotti in cartapesta da Jacopo Allegrucci, scenografo versiliano di “prima categoria” da vent’anni impegnato nella attrezzeria del celebre Carnevale viareggino.
Va da sé che le luci rivestono un ruolo di prima importanza, spesso creando da sé gli ambienti, con il profilo sottolineato da una leggera linea di luce al neon. Mi rendo conto che la descrizione è miserevole e che nessuno riesce a capire come lo spettacolo sia. Andate a vederlo. Vale la pena. Anche perché, oltre alla direzione fulgida di Fabio Luisi, ci sono cantanti (lontani dallo star sistem, parecchi debuttanti a Firenze o anche in Italia) di ottima resa. Così Jennifer Rowley (Leonora) che ha voce generosa. Il colore più bello è quello della voce di Olesya Petrova (Azucena). Piero Pretti (Manrico) svetta impavido nell’“o teco” e Massimo Cavalletti ha il giusto aplomb dell’aristocratico Conte di Luna.
Non trascurerei il Ferrando di Gabriele Sagoma (anche nella parte di Verdi narratore) di bell’impatto.
Il Coro, istruito da Lorenzo Fratini, è formidabile. Il pubblico ha applaudito anche a scena aperta, esternando particolare affetto per gli artisti new-entry.
La seconda “giornata”, Rigoletto, è per sabato.
Teatro del Maggio Fiorentino- “Il trovatore”, di Giuseppe Verdi. Repliche: 16.19.22 settembre