Il regista greco Theodoros Terzopoulos ha portato in scena “Aspettando Godot”, al Teatro Comunale di Russi (Ravenna), in una edizione che segna una svolta nelle interpretazioni del capolavoro di Beckett.
RAVENNA, sabato 28 gennaio (di Andrea Bisicchia) – Ciò che colpisce, entrando nel bellissimo Teatro Comunale di Russi (Ra), dove è andata in scena una nuova versione di “Aspettando Godot”, con la regia di Theodoros Terzopoulos, è il suono di una sirena, come se si volesse avvertire il pubblico di alzarsi e di affrettarsi a raggiungere i rifugi antiaerei per evitare un improvviso bombardamento.
In verità, il regista greco ha soltanto retrocesso la data di composizione (1948) di qualche anno, certamente, pensata da Beckett subito dopo il secondo conflitto mondiale, e non solo, perché appare evidente il rimando alle sirene che gli abitanti di Kiev e dintorni ascoltano tutti i giorni.
Per intenderci, il capolavoro di Beckett, in questa messinscena che segna una svolta nella storia delle sue interpretazioni, è ambientato in una atmosfera di guerra con le sue conseguenze sulla vita degli uomini, ed è paragonabile ai “Persiani” di Eschilo che racconta un’altra guerra, quella della disfatta della flotta persiana nella battaglia di Salamina. I due testi, pertanto, stanno a base di quello che oggi, con perfetta sintesi, viene chiamato Teatro Predrammatico e Teatro Postdrammatico.
I personaggi sono, in fondo, dei sopravvissuti che vivono in un antro o, come dice Estragone, in un “buco”. Così, la scena ideata dallo stesso regista, alterna l’elemento geometrico, trattandosi di un grande quadrato, diviso in quattro elementi che si aprono e chiudono in forma di croce e che, a volte, si spalancano su un enorme buco, da cui, spesso, entrano ed escono i personaggi. I quattro elementi rappresentano le quattro forme della vita, quella della sconfitta esistenziale, quella di chi spera in un forza soprannaturale, quella di chi utilizza il potere (Pozzo) per dare un senso all’esistenza e quella di chi sopravvive a tutto, con la convinzione di andare avanti, come indicano le ultime battute del testo, Vladimiro: “Allora andiamo”, Estragone, Andiamo”, non dicono dove, del resto non importa saperlo, perché è in quell’andare che va identificato Godot, anche se le sirene, proprio nel finale, ritornano a suonare e l’andare ci porta alla feroce guerra che si sta svolgendo in Ucraina.
Ci si trova dinanzi a uno spettacolo che accosta la realtà di oggi a quella di ieri e di un lontano passato, in particolare a quello della Grecia del quinto secolo, tanto studiata dal regista, noto per le sue messinscene di alcune tragedie greche e, in particolare, delle “Baccanti”. La dimensione del tragico è presente nel suo spettacolo, dato che ha dato alla trama un andamento da tragico quotidiano, benché fosse accompagnato da stridule risate di Vladimiro ed Estragone che ascoltiamo prima che il grande quadro si apra verso l’alto per farci vedere, attraverso una fessura, i due attori Stefano Randisi e Enzo Vetrano, nella prova più autorevole della loro lunga carriera, che recitano sdraiati, dei quali si percepiscono i suoni e i volti, ma si ascoltano le voci, molto chiare e robuste che arrivano direttamente al pubblico senza quei silenzi ai quali siamo stati abituati dalle edizioni precedenti. Sono voci senza microfono, essendo il risultato di un lavoro certosino fatto dal regista, anche pedagogo, che non ha mai dimenticato il potere del Logos. La voce diventa ancora più potente quando appare Pozzo, interpretato da Paolo Musio che si mostra come un dio greco della vendetta, con, in pugno, due lunghi pugnali, mentre tiene sotto controllo il mal capitato Lucky, interpretato da Giulio Germano Cervi, applaudito dopo il suo monologo.
C’è ancora da sottolineare l’assenza del famoso albero striminzito, sostituito da un bonsai che, però, viene portato via dal ragazzo, interpretato da Rocco Ancarola, di cui avevamo visto il suo volto, in precedenza, incorniciato in una croce bianca, arrivato, per dire che Godot è impossibilitato a venire.
Va lodato anche l’impegno dei produttori dello spettacolo, a cominciare da Emilia Romagna Teatro Ert Teatro Nazionale e Fondazione Teatro di Napoli.
PROSSIMI DEBUTTI
21 gennaio-5 febbraio, Teatro Vascello di Roma,
8 febbraio, Teatro Comunale di Narni,
14-16 febbraio, Teatro Chiabrera di Savona,
18 febbraio, Teatro Comunale di Belluno,
24 febbraio – 8 Marzo, Teatro Bellini di Napoli.