Un capriccio da dieci milioni di dollari di Angelina Jolie che forse non sapeva come impiegare meglio il suo tempo

by the sea 1(di Marisa Marzelli) Una volta, le signore bene quando si annoiavano aprivano una boutique, per convincersi che stavano lavorando. Angelina Jolie, quando non sa come impiegare il tempo e vuole farsi un regalo, evidentemente ha altre possibilità. Ad essere cattivelli, sembra la motivazione che ha spinto la superdiva a scrivere, dirigere, produrre e interpretare By the Sea, nel quale ha coinvolto (lui sembra più che altro rassegnato) il consorte Brad Pitt. Il film è una panoramica di bellezza fané, estenuata (estenuante la visione), algida, decadente. Una storia che pare voler scimmiottare le atmosfere letterarie alla Fitzgerald (più che alla Hemingway, perché qui di vitalismo non ce n’è). Non una pellicola per il mercato (su Rotten Tomatoes il consenso non va oltre un misero 27%), non per cinefili in quanto è farcita di ingenuità narrative. Forse un cadeau che la star fa al marito (per la prima volta si firma Angelina Jolie Pitt)? Cadeau avvelenato, in quanto lui, pur sfoggiando tutto il suo fascino, non va oltre il cliché dello scrittore bello e dannato in crisi creativa ma non certo di astinenza da alcolici. Non fa altro che versarsi da bere.
Francia marittima, anni ’70, a bordo di una decappottabile la coppia snob scende le stradine a tornanti e prende alloggio in un alberghetto non all’altezza del suo status. Qui, lei va a fare la spesa nel negozietto di paese (sempre con abiti elegantissimi) mentre lui, con la scusa di scrivere il nuovo romanzo, si scola bottiglie nel baretto in piazza. Lei s’imbottisce di farmaci, sfoglia distrattamente riviste e quando lui rientra dorme. Si va avanti così per un po’, finché quando sembra che uno dei due stia per perdere la pazienza, lei scopre un buco nel muro da dove guardare una giovane coppia appena sposata che non si stanca mai di fare l’amore. Questo passatempo che sostituisce la tv riavvicina i due protagonisti, poi Angelina pensa bene di provare a sedurre il vicino di camera. Non si capisce se Brad è più complice o più geloso. Sia come sia, lui ha terminato il libro e i due ripartono.
Tutto è raffinato da vedere, dalle splendide camicie da notte, cappelli e camicette della Jolie alla luce e al mare. Merito della fotografia di Christian Berger (Il nastro bianco di Haneke). A non funzionare è invece la storia: perché la coppia regina è in crisi così profonda? La spiegazione finale è troppo debole. E che ci stanno a fare elementi intriganti del racconto che poi non vengono sviluppati, come del resto gli altri personaggi? Qualcuno dice che il film ripropone il rapporto Kidman-Cruise in Eyes Wide Shut, campanello d’allarme di un sodalizio artistico e sentimentale al capolinea, ma è gossip. Piuttosto, Angelina Jolie – che cinematograficamente non è una sprovveduta ed ha già all’attivo due lungometraggi, di cui almeno Unbroken molto complesso perché ricostruisce il periodo bellico – non deve essere riuscita a calibrare gli incastri di un racconto che voleva essere più complesso e, forse, sulla falsariga del thriller L’amore bugiardo di David Fincher. Altrimenti non si spiega, ad esempio, perché appena arrivati nella loro stanza d’albergo, i protagonisti si mettono di lena e in perfetta sintonia a cambiare l’arredamento, per trasformare la camera in uno studio dove lui possa scrivere il suo libro. Invece poi, narrativamente lo scrittore va bighellonando e non scrive mai niente, salvo alla fine squadernare il dattiloscritto finito. Strada facendo, Angelina può darsi si sia innamorata come Narciso delle proprie lunghissime ciglia, di tende svolazzanti e inquadrature sexy fini a se stesse. Infischiandosene che questo non sia un film per americani. Ma un suo capriccio da dieci milioni di dollari.