Un divertissement che più francese non si può, tra surrealismo, grottesco e Grand Guignol (più Fellini e Visconti)

10-9-collage-internoMILANO – (di Emanuela Dini) C’è di tutto e di più in “Ma Loute”, film di Bruno Dumont, già in concorso al Festival di Cannes 2016 e con un cast di prim’ordine: Fabrice Luchini, Juliette Binoche, Valeria Bruni Tedeschi, in programmazione al cinema Mexico di Milano.
Film difficilmente catalogabile, che spazia dalla commedia al surreale, al grottesco, con puntate di noir e splatter e una costante, pervadente ironia che domina tutto il film e alleggerisce anche i momenti più tesi.
La storia: estate 1910 nell’estremo nord della Francia, nei pressi di Calais. Affacciati su una baia che cambia aspetto e colori in base all’alta o bassa marea, convivono due mondi e due famiglie. La proletaria famiglia Brufort, brutti, sporchi e cattivi raccoglitori di cozze che arrotondano il bilancio traghettando in braccio o in barca i turisti da una riva all’altra della baia; e gli alto borghesi van Peteghem, decadenti e degenerati che trascorrono l’estate nella loro casa-castello tra aperitivi, chiacchiere e talvolta passeggiate finto-democratiche fino al villaggio dei pescatori. Tra di loro, due improbabili ispettori della “Gendarmerie” (cloni di Stanlio e Ollio) indagano su altrettante improbabili sparizioni di turisti, mentre tra il figlio diciottenne dei pescatori – il “Ma Loute” del titolo – e l’ambigua figlia (o figlio?) dei borghesi nasce un’attrazione e una storia d’amore non a lieto fine.
Ma la storia è solo un pretesto per giocare con infiniti linguaggi cinematografici, citazioni e icone – da Fellini, a Visconti, al Grand Guignol, al conflitto di classe – e, soprattutto, offrire il palco ai virtuosismi dei tre protagonisti che si lanciano in monologhi, caricature, pezzi di bravura e ferocia avendo sempre e comunque l’aria di divertirsi un mondo a recitare.
E, accanto a loro, attori non protagonisti (la famiglia dei pescatori) con facce e orecchie a sventola lombrosiane.
Un “divertissement” che più francese non si può, girato con divertimento (appunto), amore e molti tocchi tra il surrealismo e il grottesco.
Amore per i paesaggi che fanno parte del vissuto del regista, nato e cresciuto in quella zona: la baia, le coste paludose, il gioco delle maree, le spiagge di dune e arbusti, le sabbie bianche spazzate dal vento, il mare che diventa scuro e pericoloso in un attimo, i boschi e le scogliere a picco, il vento perenne e la luce radente.
Il divertimento nel tratteggiare figure grottesche, che non riescono a diventare drammatiche anche quando ce ne sarebbero i motivi (incesti e matrimoni tra consanguinei per non disperdere il patrimonio). Il surrealismo dei personaggi che diventano palloni aerostatici volanti o cannibali che fagocitano l’eterno nemico di classe. Il grottesco di un investigatore che non ne azzecca una, di un colonnello che soffia disperatamente in una tromba otturata, di un padrone di casa che si aggira spaesato in casa sua. E un finale dolceamaro, che ribadisce la non permeabilità dei due mondi.
Da vedere, se avete dimestichezza col francese, anche in lingua originale.

“Ma Loute”, di Bruno Dumont, con Fabrice Luchini, Juliette Binoche, Valeria Bruni Tedeschi – Commedia – 122 min. – In programmazione in tutta Italia – A Milano: Cinema Mexico, via Savona 57,  fino al 23 settembre (lo spettacolo delle 19.30 è in francese con sottotitoli in italiano).