(di Paolo A. Paganini) Talvolta basta poco a far teatro, un pretesto, un puntello qualsiasi. Datemi un punto d’appoggio e vi solleverò il vostro problematico mondo di guai, facendovi sganasciare per un paio di ore. Così deve aver pensato Vincenzo Salemme, autore, regista e protagonista, che al Teatro Manzoni ha presentato la sua ultima creatura, “Il diavolo custode”, che già il titolo non è un granché, ma ancor meno è l’esile commediola. C’è dunque un poveraccio napoletano (Domenico Aria), un vinto per natura, un troppo buono (cioè un fesso), subissato dai debiti, padrone d’un bar che subito fallisce (ma come si fa a chiamare un Bar Vespasiano?), con una famiglia sanguisuga: una moglie arida e spendacciona, una figlia diciottenne, con la testa vuota ma con le scarpe griffate, un cognato prete e parassita…
In una simile situazione cosa c’è di meglio d’un simpatico diavolo che, con tanto di aiutante, arriva direttamente dagli inferi per proporre a questo ingenuo e scalognato perdente di vendergli l’anima in cambio di ricchezza, successo, sesso? Ma non accetta. E la commedia finirà in tragedia. Amen.
Detta così, non merita di soffermarsi più di tanto. Ma se giriamo l’angolo e la guardiano da un altro punto di vista, scopriamo subito due ingredienti di garantito successo: il varietà e il cabaret. Il diavolo e il suo vice (Salemme e Nicola Acunzo) fanno rivivere le care, cretine gag del mai dimenticato varietée, scoppiettanti irresistibili irrefrenabili, alla “sarchiapone” di Walter Chiari e Carlo Campanini, alla Macario (anche se qui non ci sono le famose donnine), alla Pappagone di Peppino e con tutte le sue illustri tradizioni, da Petrolini a Totò, a Rascel. Insomma c’è da stare in buona compagnia. E Salemme, che per istinto e preparazione è della partita, poi, ci mette del suo con esiti semplicemente travolgenti. Orgiastici giochi di parole, pantagruelici strafalcioni, esilaranti travestimenti, sempre con al fianco il fedele Nicola Acunzo, abile in autonomi e magistrali assoli linguistici da applausi a scena aperta. E a tutto ciò aggiungete l’istinto fabulatorio di Salemme nel dialogare con il pubblico e avrete un altro capitolo di autentica marca cabarettistica, come quando coinvolge, in platea, alcune signore, vittime dei suoi ingenui e innocenti sarcasmi.
Tutto bene, dunque, finché l’ammucchiata varietà/cabaret funziona (con scenette da rotolarsi dal ridere, come la gaudiosa descrizione della pasta e fagioli). Poi, purtroppo, alla fine Salemme vuole strafare nel qualunquismo d’una spicciola filosofia moralistica sulla cosiddetta mancanza di tempo dei giorni nostri, per colpa della quale mangiamo male e in fretta, i rapporti si limitano a esangui incontri, perfino il sesso è andato a farsi benedire… Beh, siamo buoni, dice la pubblicità d’un noto pandoro. Successo e applausi oltre ogni immaginabile decibel.
“Il diavolo custode”, di Vincenzo Salemme, al Teatro Manzoni, Via Manzoni 42, Milano. Repliche fino all’ultimo dell’anno.
Poi, in tournée, le prime tappe saranno a: Villadossola (10 gennaio 2014); Vercelli (11 gennaio); Pinerolo (12 gennaio); Torino (dal 14 al 19 gennaio).