
Milano. I cignetti del “Lago dei cigni” all’Arcimboldi: quattro ballerine di rara potenza e perfezione
(di Carla Maria Casanova) “Il lago dei Cigni” di Čajkovskij. Dimenticatelo. D’altra parte, il titolo onestamente lo dice “Swan Lake- Reloaded” cioè ripensato, reinterpretato. Fredrik Rydman, il coreografo, spiega addirittura la genesi “Stavo dando un’occhiata a Cadmen Market (negozio fetish di Londra) e ho visto queste gonne di pelle nera con nappe intrecciate. La cosa strana è che mi hanno ricordato dei cigni scuri e ho pensato: e se i cigni del Lago dei Cigni fossero prostitute drogate e il cattivo Rothbart il loro protettore?”.
Mi dico: Basta, questo se lo incontro lo distruggo.
Però mestiere e curiosità impongono, e si va agli Arcimboldi, dove Swan Lake è in scena, per la prima volta in Italia, avendo mietuto successi deliranti in tutta Europa dopo il debutto a Stoccolma nel dicembre 2011. E ci si imbatte in un grande spettacolo. Nato sulla scia della versione molto drammatica di Matthew Bourne (dove il corpo di ballo femminile era sostituito da uno interamente maschile, con inevitabile rapporto omosessuale tra Odette e il Principe) Swan Lake mantiene a grandi linee la storia originale (cigno bianco-cigno nero). Senza quella romantica magìa, d’accordo e dove la musica di Čajkovskij arriva solo a momenti, spesso straziata e dilatata, quasi sempre sostituita da violenti martellamenti pop e rock (ma perché il volume del suono deve sempre essere così assordante?).
Niente danza classica: sono street dance e acrobatismi da circo.
Gli esili asettici cigni in tutù del celebre balletto sono qui delle ragazzotte da marciapiede in pelliccia bianca e stivali neri con tacco a spillo e il mago cattivo è il protettore che dà loro la droga. La solita banalissima storia? Forse. Ma la coreografia prende il via subito, coinvolgendo per il ritmo, la varietà e l’audacia dei passi, la forza delle idee, la genialità di certe figure come la rivisitazione del celeberrimo passo a quattro dei “cignetti”, qui risolto con le quattro ballerine distese che intrecciano nell’aria braccia e gambe (e questa volta la musica è quella di Čajkovskij).
Sono infallibili gli effetti, la scenografia (dello stesso Rydman e di Lehna Edwall) e beninteso i giochi di luci (Linus Fellbom e Emma Westerberg). Sono infallibili i ballerini, danzatori di rara potenza e perfezione. Peccato che in locandina sia citata solo la compagnia Bounce (co-fondata da Rydman, creatore della versione svedese di X-Factor); sarebbero da segnalare almeno gli interpreti di Rothbart e del Matto, ballerino “di carattere” – ma che carattere! Lascio la sorpresa del finale a quanti andranno a vederlo. Anticipo solo una esplosione di piume bianche, come dovuto a tutti i Laghi dei Cigni che si rispettino. Durata dello spettacolo 80 minuti senza intervallo.
In scena agli Arcimboldi, Milano, fino a domenica 23 marzo.
Info 02/ 64.11.42.212/214
www.teatroarcimboldi.it
www.ipomeriggi.it