Un meticoloso dossier sulla morte di Hitler. Commissionato da Stalin. Che non credeva si fosse veramente suicidato

(di Andrea Bisicchia) Mentre si celebrano i cent’anni della Rivoluzione Russa, con la presa del potere da parte di Stalin nel 1924, quasi contemporaneamente alla pubblicazione del saggio di Stephen Smith: “La rivoluzione russa. Un impero in crisi”, Carocci Editore, la Utet manda il libreria il “Dossier Hitler”, un volume molto atteso, non perché manchino gli studi sul dittatore austriaco, si contano più di mille biografie, ma perché il testo ebbe come committente proprio Stalin, essendo convinto che la notizia della morte del Führer non fosse vera. Diede, pertanto, ordine alla polizia segreta di trovare tutti i documenti, persino le autopsie, che la attestassero per meglio conoscere gli ultimi momenti del suicidio insieme a Eva Braun.
Fu l’avvio dell’”Operazione mito”, completata il 29 dicembre 1949. Il Dossier consistette in una ricerca storiografica costruita su documenti e, soprattutto, sulla memoria di due personaggi molto vicini al Führer, pronti a dare la vita per lui. Si trattava di Linge e Gunsche che, durante la prigionia, raccontarono gli ultimi momenti accaduti nel Bunker costruito sotto la Cancelleria, con ben 25 stanze, 4 camere da letto, sale di riunioni, bagni, cucine, posti telefonici, luoghi per bagagli e per fughe di emergenza. Insomma un Bunker con tutte le comodità, dove si trovavano nascosti molti dei documenti segreti che Hitler ordinò a Shaub di bruciare dopo che i russi avevano invaso Berlino.
Fu Linge ad avere un compito più ingrato, come si legge nell’ultimo capitolo, il quindicesimo, gli dirà il Führer: “Mi sparerò insieme alla signorina Braun, nel giardino della cancelleria. Un’altra via d’uscita non esiste. Si procuri la benzina per irrorare e dare alle fiamme i nostri corpi”. Hitler non voleva lasciare nulla di sé, era atterrito dal fatto che persino il suo cadavere potesse cadere nelle mani di Stalin, preferiva che non rimanesse alcun ricordo della sua persona. Linge fece preparare 120 litri di benzina, prese accordi con Scadle, distribuì i compiti ed eseguì il suo.
Il Dossier ci racconta una lunga storia che nasce nell’estate del 1933 e che si concluderà nel maggio del 1945, con la distruzione del Reich, ciò che la differenzia dalle altre è il macabro antagonismo tra i due dittatori, eguali nella violenza, ma opposti nell’ideologia, sui quali gli studi non hanno trascurato le analogie per le atrocità, per i delitti, persino per i programmi di guerra. Cito, fra i tanti, “Hitler e Stalin, vite parallele” di Alan Bullock, pubblicato da Garzanti, 2004, che fa pensare alle “ Vite parallele” di Plutarco. In fondo, tra i due fondatori del regime totalitario, correva una particolare ammirazione, tanto da risultare indicativo questo giudizio di Hitler: “Se Churchill è uno sciacallo, Stalin è una tigre”, tigri e sciacalli, come dirà Tomasi di Lampedusa, in seguito, sapranno vivere insieme. Per entrambi, contavano il comando, l’obbedienza, il rispetto del potere assoluto e dell’uomo guida.
Il Dossier che si legge come un romanzo, si avvale di una introduzione, di una postfazione , di biografie dei personaggi citati, di una vasta bibliografia e dell’apporto fondamentale dei due curatori.

“Dossier Hitler”, a cura di H. Eberle e M. Uhl – UTET 2017 – pp 625 – € 20