
Una scena di “Disgraced”, di Ayad Akhtar, con Lisa Galantini, Francesco Villano, Saba Anglana, Hossein Taheri (foto Laila-Pozzo)
MILANO, mercoledì 21 marzo ► (di Emanuela Dini) “Disgraced” è un testo americano che più americano non si può, scritto da Ayad Akhtar, 47 anni. Nato a New York da genitori pakistani, trasparente alter-ego del protagonista della pièce, cresciuto in una famiglia liberal e colta, precoce talento letterario e vincitore del premio Pulitzer 2013 – c’è anche quello per il teatro, accanto a quello per il giornalismo – Ayad Akhtar racconta la storia di Amir Kapoor, il protagonista della commedia, rampante avvocato finanziario, benvoluto e destinato a diventare socio nell’importante studio di avvocati d’affari ebrei newyorkesi.
Amir, perfettamente integrato nella New York finanziaria, cerca in tutti i modi di far dimenticare, a se stesso per primo, le proprie origini, la propria cultura e la propria religione, un Islam rigidamente rispettato in famiglia, con una mamma che gli minacciava di spaccargli le ossa se avesse avuto la sfrontatezza di mandare teneri bigliettini a una bambina ebrea, a 8 anni.
È molto più filoislamica sua moglie, Emily, pittrice, che rivendica la profondità del mondo dell’Islam e si ispira ai grafismi e alle geometrie delle miniature islamiche per i suoi quadri. Poi c’è il gallerista ebreo Isaac e sua moglie Jory (che nelle versioni di Broadway è un’afroamericana), amici di vecchia data della coppia. Si frequentano, il gallerista invita Emily a una sua mostra, Amir e Emily invitano Isaac e Jory a cena. Un bel melting-pot etnico, assolutamente “politically correct” in una Manhattan intellettuale, libera e aperta, lontano da stereotipi e razzismi.
Sì, ciao! Ma neanche per idea!
In un’ora e mezza (senza intervallo) di dialoghi serrati su una scena fissa la commedia assume sempre più i toni di una tragedia greca – pur mantenendo una vivacità stilistica e un’agilità dialettica supportata dalla straordinaria bravura di tutti gli interpreti – dove l’ineluttabilità delle proprie radici transita direttamente all’ineluttabilità del proprio destino, e dove «l’origine tribale della propria specie» non si può soffocare e, prima o poi, esce vincente. Carne e sangue hanno la meglio su cervello e ragione.
Un testo duro e amaro, che riflette le angosce, i razzismi e le paranoie dell’America post 11 settembre, dove i due amici – l’avvocato musulmano e il gallerista ebreo – arriveranno, in piena coscienza e convinzione, a far emergere le loro “anime tribali”. Amir prova una «punta di orgoglio quando ho visto crollare le torri l’11 settembre, siamo stati bravi» e sputa in faccia a Isaac (come gli aveva insegnato la mamma da piccolo), Isaac non si stupisce più di tanto «allora c’è un motivo per cui vi chiamano animali».
Nel dramma personale di Amir, che mal si barcamena tra il suo essere musulmano e il volerlo rinnegare, si inserisce anche un nipote prima aspirante yankee e poi filoterrorista, il fallimento professionale dopo che gli avvocati ebrei hanno scoperto il suo impegno a difendere un Imam in un processo, la fine del matrimonio causato da un rigurgito di violenza giustificato dal Corano, “Se tua moglie non ti ascolta, picchiala”.
Un materiale incandescente, che da una parte rispecchia il fallimento del sogno americano, «Tu vuoi qualcosa da questa gente, che non otterrai mai», dall’altra mostra quanto sia difficile e tappezzata da ostracismi la strada dell’integrazione e quanto sia sempre più vera l’amara realtà che «non è un mondo neutrale quello in cui viviamo».
Scena fissa, un interno di New York con mobili di design, musica elettronica e suggestive immagini proiettate ai cambi di situazione, grande bravura e coinvolgimento dei cinque interpreti.
Applausi calorosi e numerose chiamate alla ribalta di un pubblico folto che, uscendo da teatro, commentava «Eh, lì è New York, ma anche da noi…»
“DISGRACED”, di Ayad Akhtar, Traduzione e regia di Jacopo Gassman. Con Hossein Taheri, Francesco Villano, Lisa Galantini, Saba Angiana, Marouane Zotti. Teatro Filodrammatici, via Filodrammatici 1, Milano. Repliche fino a domenica 25 marzo.