Un singolare scrittore, Ferruccio Annibale: macchina fotografica in mano e penna nel taschino

Ferruccio Annibale, un’esistenza vissuta con la macchina fotografica in mano e la penna nel taschino. Nato nel ’32 a Milano, giornalista pubblicista e scrittore, poeta in lingua e in dialetto meneghino. E, soprattutto, fotocronista: dal 1951 al “Corriere Lombardo”, poi all’Agenzia Perrucci, quindi al settimanale tedesco “Der Stern”, e all’Agenzia Farabola, prima di essere assunto, nel ’73, a “Il Giornale” di Montanelli e collaborare con la rivista culturale “Civiltà della scrittura” di Firenze. Ora è autore anche di un libro dal titolo ironico e vagamente criptico, ma dal contenuto umanissimo (la diffusione è gestita dall’Autore). Il titolo: “Ho sposato mia zia!”, 25 capitoli d’un corposo diario, che si legge con crescente interesse, e che contiene fatti e vicende, nei quali non è difficile riconoscere, con tenerezza, tante storie comuni a molti di noi. In un nostro breve “incontro” ci ha brevemente spiegato l’essenza di questo suo lavoro letterario.
Com’è nata l’idea di questo libro?
Ho voluto cimentarmi con molta semplicità in quest’opera autobiografica, che ha un titolo che può sembrare strano: “Ho sposato mia zia”. Ho comunque valutato il mio lavoro e penso di averlo considerato ricco di fatti, che, sebbene unici nel loro genere, come per ciascuno di noi, rispecchiano certamente chissà quante altre realtà. Situazioni dove prendono posto diversi personaggi, con i quali ho spartito, tanto o poco, il loro percorso umano e professionale…
Vuole spiegare l’apparente stranezza di questo titolo simpaticissimo ma un po’ assurdo?
Il titolo sembrerebbe un’iperbole ma, effettivamente, la cugina di mia madre cosa sarebbe per me? Spiegare il mio legame tra parentele Può sembrare un’impresa ardua anche per me… Io l’ho appreso solo dopo essermi sposato! Ma a grandi linee basti sapere che mia suocera era la sorellastra di mia nonna materna. Di conseguenza mia moglie era la nipote di mia nonna, quindi cugina di mia mamma. Da qui l’idea del titolo la cui lettura chiarirà molte incertezze, un intrigo peraltro accattivante.
C’è una dedica particolare che vuole esprimere con speciale affetto?
Questo libro è essenzialmente dedicato alla dolce giovane donna che ho fedelmente amato. Ma non di meno per un tributo alla sposa di mio padre, vedovo con tre figli e che, successivamente, ebbe due figliole. Un difficile compito di mamma, svolto brillantemente e coraggiosamente. (p.a.p.)