Una compagnia di guitti. Il fatale 8 settembre 1943. E l’attesa d’un momento di gloria (o, almeno, d’un pasto caldo)

collage sorelle marinettiMILANO, mercoledì 3 dicembre  –  
(di Paolo A. Paganini) Dal 1943 al 1945 non c’era solo Londra a tener aperti i propri teatri, come se niente fosse, durante i diurni e notturni bombardamenti delle tedesche V2, con il loro carico di 800 chili di tritolo, anticipatrici dei missili balistici. Anche in Italia, al Nord, a Milano, a Torino, a Verona e Padova, teatri e teatrini, non molti ad onor del vero, spesso di filodrammatiche parrocchiali, non rinunciavano a mettere in scena classici del repertorio borghese e spettacolini di varietées, “audaci” come quaresimali allestimenti di collegio. Poi si usciva nel buio pesto e tutti a casa sfidando il coprifuoco.
Ora, con un rodaggio d’un paio d’anni, dopo il debutto al Manzoni di Milano, nel 2013,  son tornate in scena le Sorelle Marinetti, con Gianni Fantoni, Francesca Nerozzi, Paolo Cauteruccio, Jacopo Bruno, e con i musicisti dell’Orchestra Maniscalchi, a rinverdire il successo di “Risate sotto le bombe” e a scavare in ben altre macerie, quelle dell’ormai perduto Varietà, delle soubrettine, delle canzoni romantiche Anni Quaranta, quando alla fine, l’immancabile passerella, intorno al golfo mistico, si esibiva in sfilata tutta la compagnia, e soprattutto le 12-ballerine-12, in gloriosi sculettamenti per la delizia di occhi peccaminosi, mentre l’orchestrina concludeva il trionfale zumpapà.
Beh, la storica rievocazione degli antichi fasti variettistici, ora, sul palcoscenico del Teatro Nuovo, è appena accennata, ma è sufficiente alla dolcezza di anziani ricordi, a un contributo di conoscenza per i più giovani, e a un gioioso divertimento per tutti, giovani e anziani.
C’è, dunque, una scalcagnata compagnia di scavalcamontagne che continua cocciutamente a sopravvivere ai bombardamenti e alla fame, proprio in quel fatale 8 settembre 1943, quando la guerra, con la caduta di Mussolini, cambiò il corso degli eventi e divenne più sanguinosa e cattiva, tra lacerazioni fratricide, Resistenza, persecuzioni, vendette, rappresaglie.
Di questo tragico periodo s’impossessò molte volte il mondo dello spettacolo, qualche volta con i fasulli lustrini di un vorrei ma non posso, molte altre volte con la descrizione di una tragedia popolare, di stenti e di disperazione, di un mondo sotterraneo in rifugi di fortuna, contrassegnati sui portoni delle case con la sigla RF (Rifugio Casalingo). Di questa umana disperazione ricordermo il bel testo di Erri De Luca, “Morso di luna nuova”, con il quale, quattro anni fa, rievocava tensioni, solidali affetti, scontri ideologici, fra poveracci, giovani antifascisti e gerarchi forse pentiti, tutti nel rifugio antiaereo durante i bombardamenti. E sempre di quel periodo, non si può ignorare il famoso film “Polvere di stelle”, con i guitti di Varietà, Alberto Sordi e Monica Vitti e una compagine di mostruosi interpreti.
In questa atmosfera, vaga e approssimativa, la storia diventa solo un pretesto. Ma serve a dare credibilità (e godimento) allo spettacolo delle Sorelle Marinetti en travesti nel rimembrare il furoreggiante Trio Lescano degli anni Quaranta. Con loro – da sottolineare – c’è anche una strepitosa Francesca Nerozzi, nella parte della fascinosa soubrette pronta a tutto pur di arrivare al nome in locandina corpo 70. Questa giovane interprete tutto pepe ricorda in maniera impressionante l’Olga Villi del dopoguerra, che prima di approdare nel classico, debuttò nella rivista accanto a Macario, Taranto, la Magnani. Brava. E poi c’è Gianni Fantoni, un po’ cantante, un po’ disinvolto fine dicitore, un po’ cabarettista, parafrasi alla lontana del canzonettista Rodolfo De Angelis, qui nella parte del cialtronesco fanfarone fantasista cantante tuttofare borsanerista impresario della squinternata compagnia nel sottosuolo d’un teatrino di provincia, tra un bombardamento e una prova di spettacolo, sempre in attesa di un momento di gloria o, almeno, di un pasto caldo. Un piacevole repertorio di canzoni d’epoca, da “Signorine non guardate i marinai” a “La canzone del boscaiolo”, completano il godibile spettacolo, dopo un avvio un po’ faticoso ma via via disinvolto e convincente, in due tempi di un’ora ciascuno, che vedono in scena anche il refrenista Paolo Cauteruccio e l’Aviatore Jacopo Bruno in una convincente prova canora e interpretativa. Attenta e ben orchestrata la regia di Francesco Sala.
E, per finire, dopo un imprevedibile colpo di scena, un ipotesi di passerella rende omaggio al varietà e alla rivista anni ’40 e ‘50. In realtà la passerella oggi non c’è più, come non c’è più il varietà. Ma facciamo finta. Una platea da tutto esaurito ha applaudito con soddisfatta felicità.

“Risate sottole bombe”, di Giorgio U. Bozzo e Gianni Fantoni, con le Sorelle Marinetti. Regia Francesco Sala. Al Teatro Nuovo, piazza San Babila, Milano. Repliche fino a domenica 7.