MILANO, mercoledì 12 ottobre ► (di Paolo A. Paganini) Già all’inizio, nel 1968, c’erano i segni di quelli che sarebbero stati definiti i dieci anni più cupi della storia d’Italia. Ma anche i più entusiasmanti per tanti giovani, studenti e operai, che ci hanno creduto. Punti di vista. Di certo, dal 1968 al 1978, chi li ha vissuti non può sostenere che siano stati anni tranquilli. Qualche ex sessantottino parla ancora di eventi tragici e solenni. Tragici, perché il livore e la guerriglia, di destra e di sinistra, facevano ormai pensare a una rivoluzione, o a una guerriglia ben organizzata o a una disperata rabbia senza ritorno.
Con ricorrenti scene di violenza in tutta la città, da via De Amicis a Piazza Cavour, a San Babila.
In Corso Europa vedevi sapienti cortei con sofisticate tecniche da strategia militare, tra il vandalismo e il sabotaggio. Dalle file in prima linea si staccavano contestatori armati di bottiglie molotov. Le lanciavano nei negozi sotto i portici. Poi rientravano confondendosi nella fila che intanto procedeva. E ne usciva un altro, che ripeteva con sincrono tempismo il gesto incendiario un po’ più in là…
Erano i frutti della cosiddetta contestazione intesa come rifiuto, più o meno violento. Lotte operaie e rivendicazioni dei diritti negati dai “padroni”. Opposizione alle istituzioni, alle civili convenzioni, ai baroni delle università, ai vari paternalismi populistici. Insomma, il “Maggio francese”, che faceva proclamare a studenti e operai :”Nous sommes le pouvoir!”, stava tragicamente estendendosi anche da noi. Anche se intanto arrivavano le angosciose notizie della “Primavera di Praga” finita nel sangue. Tra la disperazione dei comunisti di tutta Europa.
Cominciarono a fiorire, a estendersi, a imporsi riviste e pubblicazioni (spesso in ciclostile) di una “nuova sinistra” contro la cultura ufficiale, contro il potere corrotto, contro la Chiesa di Paolo VI, che, in “Humanae vitae”, condannava la pillola.
Ma Pasolini, uomo e scrittore di sinistra, intanto si schierava dalla parte della polizia, composta da quei “figli del popolo”, contrapposti ai tanti studenti contestatori, che erano figli di benestanti famiglie borghesi…
Sono passati quasi cinquant’anni.
E alla Galleria del Gruppo Credito Valtellinese, in Corso Magenta, nel Refettorio delle Stelline, è stata allestita una mostra, “Arte ribelle. 1968-1978: Artisti e gruppi del Sessantotto”, da un progetto di Marco Meneguzzo, con lo scopo di “indagare quelle espressioni artistiche che in Italia si sono ispirate alla protesta politica, alla speranza rivoluzionaria, alle spinte libertarie…”
La mostra non è ricca di contenuti espositivi, ma attenta e selettiva soprattutto nei riguardi delle espressioni artistiche e della pubblicistica dell’epoca. Per sua natura, dunque,viene privilegiata, a scapito della cronaca, l’iconografia artistico-decorativa. Alcune grandi composizioni ricordano la pittura della Rivoluzione russa, che proprio in questi giorni compie il secolo esatto, o certi grotteschi del Goya. Interessante la parte pubblicistica, a cominciare da “Re nudo”, che, tra l’altro, aveva organizzato i raduni del Parco Lambro e dell’ultima edizione del ’76, il “Festival del proletariato giovanile”, la “Woodstock italiana”.
La mostra alle Stelline è soprattutto un pretesto per ricordare tutto questo a quanti hanno vissuto quel periodo e per i giovani che possono trovare una piacevole ed interessante occasione di conoscere quei tempi. Se padri e nonni avranno voglia di ricordare quell’epoca di lotte. E di illusioni.
Tra i protagonisti della mostra: Vincenzo Agnetti, Franco Angeli, Fernando De Filippi, Nanni Balestrini, Age, Paolo Baratella, Gianfranco Baruchello, Fabio Mauri, Mario Ceroli, Emilio Isgrò, Mario Schifano, Ugo La Pietra, Umberto Mariani, Franco Vaccari, Gianni Pettena, Gianni Emilio Simonetti, Giangiacomo Spadari, Franco Mazzucchelli. A questi si affiancano coloro Matteo Guarnaccia e Pablo Echaurren, tra i molti che in quel periodo, talvolta anonimi, hanno operato nel campo dell’illustrazione, del muralismo e nelle diverse altre forme di comunicazione visiva.
Galleria Gruppo Credito Valtellinese – Corso Magenta n. 59 – Milano. Dal 12 ottobre al 9 dicembre – INGRESSO LIBERO
Informazioni: www.creval.it