Una promozione, un buon contratto, un bel guadagno, avere prestigio. Siete mediocri e conformisti? Successo assicurato

(di Andrea Bisicchia) Tra le nuove religioni senza fede, quella che si è affermata, negli ultimi decenni, è la religione d’impresa, con i suoi culti, i suoi misteri, i suoi officianti e i suoi fedeli.
Come le religioni monoteiste, anche questa tende all’assolutezza e, pur di raggiungerla, rende necessarie le applicazioni dei suoi dogmi, ovvero delle sue pratiche e delle sue tecniche. Non si tratta, certo, della religione della salvezza, come quella cristiana, bensì di quella del si salvi chi può, dovendo inseguire le leggi brutali del capitalismo, che assecondano coloro che proclamano di svolgere “il lavoro di Dio”, come sostiene il direttore dell’istituto finanziario della Golden Sachs, che si arroga il diritto di “evangelizzare” i popoli, attraverso i suoi sacerdoti, mentori, guru, coach che professano il management teologico, celebrandolo sull’altare dell’Impresa con cerimonie sempre più adatte al nuovo culto.
Quali sono i comandamenti? Essere funzionali ai nuovi riti, non praticare intellettualismi, non farsi venire buone idee, non leggere libri difficili, fare buon uso del pensiero debole.
Alain Deneault, in un libro appena uscito presso Neri Pozza: “La Mediocrazia”, sostiene che, grazie a simili comandamenti, i mediocri hanno preso il potere, sempre pronti a stare nel mezzo, inteso come mediocritas, e abbastanza capaci di innalzare tale stato medio al rango di autorità.
In parole povere, la mediocrità non è altro che il risultato di un conformismo esasperato, grazie al quale, si può accettare tutto in nome di una promozione, di un buon contratto o di una somma eccellente.
Per l’autore, i risultati di prestigio si ottengono elevando le regole mediocri a un vero e proprio sistema.
In fondo, sono le istituzioni deboli, avide di potere, sia economico che politico, a incoraggiare la mediocrità, lo aveva già capito Max Weber in Scienza come professione, quando denunciava la mediocrità all’interno delle istituzioni culturali che subordinavano la propria organizzazione alle lusinghe di natura commerciale, per le quali George Simmel presagiva un destino tragico, vedi, per esempio, in che condizione versava la ricerca all’interno delle Università, ma erano stati ancora più elastici sia Enzensberger, per il quale “i sacerdoti della cultura non erano altro che scherani dell’industria capitalista” (Mediocrità e follia), sia Sciascia (A futura memoria), quando sosteneva, riferendosi alla corruzione italiana e ai suoi artefici, che in queste persone la mediocrità si accompagnava a un elemento maniacale di follia. Costoro raggiungono i vertici e vi rimangono finché non saranno soppiantati da altri mediocri.
Anche per il filosofo canadese, la mediocrazia designa standard professionali che sappiano adattarsi ai compromessi e alle funzioni tecniche richieste dalle grandi Corporation.

Alain Deneault, “La Mediocrazia” , Editore Neri Pozza, 2017, pp 240 Euro 18.