Un’abile storia lacrimogena, come un romanzo per signorine di buona famiglia da sub-romanticismo ottocentesco

31.8.16 io-prima-di-te-ecco-il-secondo-trailer-con-emilia-clarke-e-sam-claflin-v2-260108(di Marisa Marzelli) Scritto dall’inglese Jojo Moyes (due volte vincitrice del Premio Romantic Novel of the Year), il romanzo Io prima di te (2012) è stato un best-seller internazionale da cinque milioni di copie.
Siamo nell’ambito di quella letteratura sentimentale di consumo destinata ad un target di “giovani adulti”, adolescenti romantici (in questo caso soprattutto al femminile) sotto una scorza disincantata. Basti pensare al fenomeno Twilight – un po’ più movimentato perché almeno ci sono vampiri e licantropi – o al grande successo giovanile Colpa delle stelle, prima il libro di John Green, poi un film capace di incassare al botteghino dieci volte il suo costo di soli 12 milioni di dollari.
Ora Io prima di te arriva nelle sale, co-sceneggiato dalla stessa autrice e diretto da Thea Sharrock, regista teatrale al debutto nel lungometraggio. Non si può dire che sia un film fatto male o recitato male, ma il racconto è schematico e ricorre a una serie di cliché che lasciano perplessi sui gusti giovanili nell’era di internet. Vive di commozione costruita per far ricorrere gli spettatori (in particolare le spettatrici) all’uso copioso di fazzoletti per asciugare le lacrime.
La storia si rifà a un filone collaudato (capostipite Love Story): due giovani belli s’incontrano, sulle prime non s’intendono, poi scoppia l’amore travolgente, con la complicazione che uno dei due è malato incurabile e perciò non ci sarà futuro. Ma loro vivono il momento felice senza preoccuparsi del futuro.
Si possono costruire storie degnissime su questa traccia, però a stupire (nel caso specifico e in altri film giovanilisti, come Colpa delle stelle, dove, giusto per esagerare un po’, entrambi i protagonisti sono malati incurabili) è che i giovani d’oggi, in apparenza così scafati e informati, siano attratti da favole vecchie come certo sub-romanticismo ottocentesco, solo ammantate di linguaggio sdrammatizzante. E non capiscono che lo schema di società veicolato da queste storie non è più al passo con l’oggi. Sembra di ritrovare i romanzi per signorine di buona famiglia di Liala.
Sia come sia, Lou (Emilia Clarke), ragazza di campagna un po’ naïve e dall’abbigliamento molto kitsch, viene licenziata dalla pasticceria dove lavora perché gli affari sono scarsi e, per continuare a dare un sostegno finanziario ai genitori, accetta di assistere il rampollo paralizzato di una ricca e aristocratica famiglia, diventato tetraplegico a causa di un incidente. Va da sé che il giovane Will (Sam Claflin) è affascinante, raffinato, ben educato e vive in un castello (uno vero, con tanto di torri e merli, ma siamo in Inghilterra e perciò la verosimiglianza ci può stare). Ma c’è un problema, Will ha deciso di dare alla famiglia sei mesi di tempo per accettare l’idea e poi ricorrerà al suicidio assistito in una clinica svizzera. Lou fa di tutto per distoglierlo dal suo intento, lo fa ridere, lo fa innamorare e lo convince a fare un viaggio da sogno. I due sembrano vivere in un mondo sospeso e roseo finché i sei mesi giungono a scadenza. Anche il tema problematico dell’eutanasia viene toccato trasversalmente, più come elemento narrativo che come problematica da sviscerare.
Dai favorevoli riscontri americani e dal lancio massiccio in Europa è probabile che Io prima di te possa ottenere successo presso quei giovani adulti che tanto adulti e maturi forse non sono ancora ma preferiscono rifugiarsi nelle fiabe.
E sorvoliamo sul modello proposto di aspirazione femminile: sacrificarsi e mettersi a totale disposizione del beneamato, con la convinzione, grazie alla propria abnegazione, di fargli cambiare opinioni. Con buona pace, in assoluta contraddizione, del successo di altre eroine filmiche odierne: volitive, autonome e niente affatto damigelle in pericolo da salvare, come la protagonista della saga Hunger Games.
A proposito, la protagonista di Io prima di te è diventata famosa proprio per un ruolo diametralmente a questa Lou manierata e piena di moine. Emilia Clarke è infatti l’interprete dell’epica condottiere Daenerys Targaryen nella serie televisiva diventata di culto Il Trono di Spade, dove è soprannominata la Madre dei Draghi.