(di Marisa Marzelli) Giusto vent’anni dopo il primo film, diventato un classico disaster movie sull’invasione della Terra da parte degli alieni (vinse un Oscar per i migliori effetti speciali), il regista tedesco radicatosi a Hollywood Roland Emmerich torna con il sequel Independence Day – Rigenerazione.
La differenza sta tutta nel fatto che, appunto, sono passati vent’anni, sono cambiati i blockbuster di sci-fi e i gusti del pubblico si sono adeguati. Ma Emmerich continua per la sua strada, riproponendo una storia che acquista un sapore vintage, proprio perché non si allontana dai modelli dell’epoca, fatti di attenzione ai vari personaggi, alcuni eccentrici e sopra le righe; di retorica patriottica con la contrapposizione tra umani affannati a salvare il pianeta e alieni invasori-devastatori; di gigantismo visivo (questo aggiornato, date le nuove possibilità raggiunte nel frattempo dagli effetti speciali); di un’ingenuità narrativa compensata da tanta autoironia, per ribadire l’intenzione di puntare ad un intrattenimento senza altre pretese.
È come se il nuovo film cominciasse con la frase di rito “dove eravamo rimasti?”. Eravamo rimasti che la Terra sopravviveva dopo aver respinto una terribile invasione extraterrestre, che però aveva causato tre miliardi di vittime. Intanto ora si preparano le celebrazioni per il ventennale dalla scampata invasione dallo spazio. Anche se alcuni temono che un attacco possa avvenire di nuovo. Certo, qualcosa è cambiato: il presidente degli Stati Uniti Thomas Whitmore (Bill Pullman), che nel primo film aveva guidato lo controffensiva terrestre, è in pensione. Ma è ancora visitato da incubi notturni ed ha la premonizione che il nemico tornerà. Al suo posto c’è un presidente donna, che subito si dimostrerà non all’altezza del ruolo di commander in chief, prigioniera della burocrazia e dei militari. L’eroe del primo film, un infallibile pilota di caccia (Will Smith non ha voluto saperne di far parte del cast) è morto nel frattempo, ma è rimpiazzato da un giovane pilota talentuoso e allergico alla disciplina (Liam Hemsworth), amico-antagonista del figlio dell’eroe e innamorato della figlia dell’ex-presidente Whitmore. Della vecchia guardia ci sono ancora alcuni personaggi, tra cui lo scienziato interpretato da Jeff Goldblum (diventato capo del programma di ricerca e difesa globale contro le minacce aliene) e suo padre (Judd Hirsch). Tra le new entry: la psichiatra francese di Charlotte Gainsbourg, un signore della guerra africano, un burocrate governativo che si ricicla senza fare una piega in uomo d’azione. Presenze messe lì forse per rinfrescare la vena ironica del plot ma che non quagliano con i vecchi personaggi, ai quali siamo più affezionati perché legati al primo e unico Independence Day, riuscito a ritagliarsi una sua dignitosa nicchia nell’immaginario cinematografico.
Alcune sottotrame sono avviate e non portate a termine, altre non hanno senso (la sceneggiatura è firmata dal regista insieme ad altri quattro nomi, il che è già cattivo indizio di sovraffollamento nella scrittura) e sembra che nel mondo esistano solo in nostri eroi, destinati a incontrarsi magari per caso, magari perché uno di loro si è messo alla guida di uno scuola bus pieno di ragazzini finito nel deserto. Per non parlare della pochezza dei dialoghi. Anche l’idea, non male, di raccontare come gli umani abbiano utilizzato a loro vantaggio la tecnologia aliena non viene sfruttata adeguatamente.
Poi, è chiaro, ci sono le sempre più gigantesche navi spaziali dell’invasione venuta dal cosmo, una base militare umana sulla Luna e i veri e propri extraterrestri, bavosi e pieni di tentacoli ferrosi, organizzati come uno sciame di api, con la regina che è nucleo e mente della minaccia.
Il film si segue per due ore senza provare noia (l’abilità di Emmerich nel costruire visivamente il racconto catastrofico è indubbia e i 165 milioni di dollari di costo sono lì da ammirare) ma senza nemmeno sentirsi coinvolti.
Debutto al di sotto delle previsioni negli States – la critica non ha risparmiato le stroncature –, con la speranza di recuperare sui mercati internazionali. Ma era proprio necessario girare questo sequel?
Vent’anni dopo. Sequel d’un classico, tra ingenuità narrative e gigantismi visivi. Rimpiangendo il primo “Independence”
9 Settembre 2016 by