MILANO, mercoledì 25 ottobre ► (di Andrea Bisicchia) Lo spazio scenico del Nabucco, con la regia di Daniele Abbado, è quello di un tempio distrutto, di cui sono rimaste delle colonne dimezzate, dietro le quali si muove smarrito il popolo di Israele, sconfitto da Nabucodonosor, re di Babilonia. Tutto è grigio-bianco, (scene e costumi di Alison Chittty), in fondo è il grigiore della guerra e dei vinti.
C’è qualcosa di metafisico, che allude alla pittura di Sironi, in questa messinscena che si contraddistingue proprio per la sua atemporalità, tanto che la drammatica storia, avvenuta nel VI secolo a.C, sembra alludere alla recente storia dell’Olocausto. Non potevano mancare le proiezioni, di Luca Scarzella con immagini di distruzione, che alludono a quelle di ieri e di oggi.
Questa scelta, permette alla regia di sottolineare il tema di fondo, che è quello dell’indipendenza dall’oppressore,anche se, attorno ad esso, si scatena il tema della folle gelosia di Abigaille ( una straordinaria Martina Serafin, soprano che alterna potenza e flessibilità) nei confronti di Fenena, Annalisa Stroppa, mezzosoprano che si caratterizza per la morbidezza della voce, innamorata di Ismaele, Stefano La Colla, tenore con acuti assicurati.
La Storia diventa, ancora una volta, pretesto per raccontare una burrascosa storia d’amore, con accuse di tradimento e di empietà.
Daniele Abbado, grazie alla semplicità dello spazio scenico che ha scelto, altamente simbolico, fatto di sabbia e di fuoco, ha potuto lavorare sul carattere dei personaggi, rendendoli nostri contemporanei per la contraddittorietà dei sentimenti, per l’ansia di potere che caratterizza, soprattutto Abigaille, che approfitta di una falsa notizia, la morte di Nabucco, per subentrargli e per confermare la religione di Belo (variante di Baal), signore del mondo, raffigurato in una statua enorme che, al momento opportuno, si accartoccia su se stessa, quando trionferà il dio di Israele.
L’opera si arricchisce, quindi, di un altro motivo, quello dello scontro tra la religione politeista dei babilonesi e quella monoteista degli ebrei, ovvero tra Nabucco e Zaccaria, splendidamente rappresentati da Leo Nucci e Mikhail Petrenko, mentre un corteo di ebrei verrà condotto al supplizio, intonando il “Va pensiero” con il Coro, non in proscenio, ma in cerchio, con una fonte luminosa proveniente dall’Alto, ben diretto da Bruno Casoni, applauditissimo, che allude alla catarsi finale.
Questa edizione del Nabucco non la si può perdere perché si tratta di un vero e proprio omaggio a due grandi della scena: il baritono Leo Nucci che, a settantacinque anni, ha sempre una voce di eccezionale freschezza, e il Maestro Nello Santi, che, a ottantasei anni, dirige con un’incredibile energia una duttile orchestra scaligera.
Il pubblico ha applaudito calorosamente tutti gli interpreti, e, in particolare, Leo Nucci e Nello Santi.
“Nabucco”, dramma lirico in quattro parti, di Giuseppe Verdi. Direttore Nello Santi. Regia Daniele Abbado. Personaggi e interpreti: Nabucco: Leo Nucci; Ismaele: Stefano La Colla; Zaccaria: Mikhail Petrenko; Abigaille: Martina Serafin (24, 27, 31 ott.; 4 nov.) – Anna Pirozzi (7, 11, 16, 19 nov.); Fenena: Annalisa Stroppa; Il Gran Sacerdote: Giovanni Furlanetto; Abdallo: Oreste Cosimo; Anna: Ewa Tracz. – Teatro alla Scala, Milano – Repliche: 27, 31 ottobre; 4, 7, 11, 16, 19 novembre.
Infotel: 02 72 00 37 44
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