(di Emanuela Dini) – Un uomo, una baita di montagna, un cane, un paio di sci, una distesa innevata. La libertà? La felicità? Forse. Ma non basta, e allora scatta il senso dell’avventura, della ricerca, di una fusione con una natura che ti fa sentire piccolo, di un andare verso un confine e un limite sempre più lontano, sempre più a nord…
Un po’ diario intimo, un po’ autobiografia, inno all’amicizia e alla voglia di farsi domande, “Paolo Cognetti. Sogni di Grande Nord” è la storia del viaggio di due amici tra Canada e Alaska, sulle orme degli autori più amati – Ernest Hemingway, Raymond Carver, H.D. Thoreau, Jack London, Herman Melville e Chris McCandless di Into the Wild – alla ricerca di una nuova dimensione, nel confronto con una natura gigantesca e potente, un mettersi alla prova per sperimentare in prima persona un nuovo rapporto con se stessi e con l’ambiente.
Paolo Cognetti è l’autore del fortunato romanzo “Le otto montagne”, vincitore del Premio Strega 2017 e tradotto in 35 lingue, storia dell’amicizia tra due ragazzi, Pietro e Bruno, e del loro diventare uomini in montagna, «Un modo di vivere la vita, un passo davanti all’altro, silenzio, tempo e misura».
Milanese, Cognetti a 30 anni abbandona la città e va a vivere in una baita di pietra e legno in Valle d’Aosta, seguendo il sogno di diventare scrittore. Dieci anni più tardi, cioè ai giorni nostri, quarantenne di successo, parte con l’amico Nicola Magrin, artista e illustratore, verso quel Grande Nord che attira entrambi.
Viaggio di scoperta, viaggio sulle orme degli scrittori più amati, con tanto di visita alle loro tombe, viaggio di riflessione e introspezione, con ricordi d’infanzia, frequenti pensieri ai padri, visita a un’anziana coppia amica dei genitori che vive isolata sulle rive di un lago canadese, incontro con una poetessa che vive anche lei in una baita isolata in mezzo al nulla e legge Italo Calvino. Un itinerario verso il Grande Nord che ha per meta il mitico bus di Chris McCandless di “Into the wild” (rimosso nel giugno 2020 per motivi di sicurezza, in quanto molti turisti che cercavano di raggiungerlo rischiavano la vita e dovevano essere soccorsi) ma anche un viaggio dentro se stessi, un domandarsi a 40 anni “chi siamo e cosa vogliamo”, frammenti di dialogo e ricordi dei due amici che si uniscono a esperienze quotidiane del viaggio, dal fare benzina a comperare gli attrezzi necessari alla loro avventura.
Il film è girato sapientemente (e possiamo immaginare faticosamente, viste le ambientazioni), a metà tra documentario e diario, con affettuosi ed emozionanti primi piani, particolari di vita quotidiana, panorami possenti ma mai da cartolina. Anzi, ritrae anche gli aspetti più sgradevoli di città deserte mezze abbandonate, personaggi border line, clima ostile. E racconta un misurarsi faticoso con una natura che non regala niente, il guado di un fiume, gli incendi nei boschi, i sentieri nella foresta, il fuoco acceso con i rami secchi, gli stivali pieni d’acqua messi ad asciugare…
Un Grande Nord dell’anima, che non è una meta conclusiva e non dà risposte ma regala l’aprirsi a uno scenario di nuove domande.
Paolo Cognetti. “Sogni di Grande Nord”. Regia di Dario Acocella. Nelle sale solo il 7, 8, 9 giugno
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