Viaggio alla ricerca del rapporto fra colore, spazio e volume. A Milano l’arte “non oggettiva” di Fabrizio Parachini

Steli. Dittico 15, acrilico su MDF, 185,2x10x2cm. (ciascun elemento), 2015 + Aleph 07, acrilico su MDF, 9,5x9,5x1cm., 2007

Steli. Dittico 15, acrilico su MDF, 185,2x10x2cm. (ciascun elemento), 2015 + Aleph 07, acrilico su MDF, 9,5×9,5x1cm., 2007

MILANO, venerdì 9 ottobre
(di Patrizia Pedrazzini) Piccole tavole di colore monocromatico, steli, vie di fuga, pagine polittiche. E superfici che si compenetrano con spazi generati dal colore stesso delle opere. Oggetti pittorici, talvolta tradizionalmente apposti alle pareti della galleria, talvolta divenuti parte integrante della galleria stessa. Una mostra di arte astratta, che interagisce con l’intero volume dello spazio che la ospita. Queste le credenziali di “Il volume a due dimensioni”, la personale dell’artista novarese (e medico, professione che ha esercitato per una decina d’anni, prima di dedicarsi completamente all’attività artistica) Fabrizio Parachini, ospitata, fino al 21 novembre, alla Theca Gallery di Milano.
Curata da Stefano Roberto Mazzatorta, direttore della Galleria civica di Campione d’Italia, l’esposizione si prefigge il duplice scopo di modificare la percezione dello spazio della galleria e insieme di dar vita a una mostra di arte “non oggettiva” (ovvero priva di schemi, nella quale l’artista rielabora liberamente la realtà) in grado di interagire con lo spazio espositivo. Differenti le tipologie di opere presentate, realizzate nell’arco degli ultimi quindici anni. Ecco allora la sfumata voce dei colori di “Trittico giallo”; i “Trittici” e i “Dittici” nelle diverse sequenze cromatiche, nero e ocra; un polittico di quindici elementi; una coppia di steli di grandi dimensioni. E il piccolo “Aleph 07”, un totalizzante quadrato nero (di 9,5 cm per lato) affisso alla parete, fonte di assorbimento assoluto di energia e insieme divoratore/generatore di spazio. Davanti al quale la ricerca dell’artista sul volume, che si sviluppa sì in modo preciso, ma non per questo limitato e nemmeno definito, non esclude (come suggerisce il curatore Mazzatorta) la domanda se lo spazio, nel quale ci si ritiene immersi, esista, o non sia eventualmente mai esistito.
Un viaggio alla ricerca del rapporto fra colore, spazio e volume, compiuto sulle orme di elementi primari, forme basilari, colori originari. O meglio primitivi – il nerofumo e l’ocra rossa – gli stessi che l’uomo della Preistoria utilizzava per esprimersi. Gli stessi delle grotte di Lascaux e di Altamira. Da contemplare nella loro semplicità, senza fini se non quello della possibilità di ritrovare, con la percezione dello spazio in tutte le sue dimensioni, il rapporto con le cose. E con il mondo.

“Fabrizio Parachini: il volume a due dimensioni”, Theca Gallery, via Tadino 22, Milano, fino al 21 novembre.
Info: www.theca.art.com