(di Andrea Bisicchia) L’entrata in scena, per un’attrice come la Melato, è un’uscita dalla vita propria, per entrare in quella di altre, ma nello stesso tempo per ritrovare se stessa. Michele Sancisi, in un volume appena uscito da Bompiani, “Tutto su Mariangela”, non ha voluto scrivere un saggio, bensì un romanzo sulla vita di una delle attrici più amate, proprio perché sempre diversa, sia quando si accosta al teatro che al cinema o alla televisione.
Sancisi si è molto documentato, benché non esista una vasta bibliografia, quindi ha dovuto consultare emeroteche, incontrare persone e personaggi che l’hanno frequentata. Il lettore, pertanto, si trova dinanzi a un testo narrativo che si legge con la voluttà di chi intende arrivare alla fine senza interrompere la lettura. La vediamo bambina, adolescente, fanciulla, donna in cerca dei suoi sogni che si avvereranno quando entrerà in contatto con la scena, dopo il breve periodo di vetrinista alla Rinascente di Milano e dopo un altrettanto breve periodo all’Accademia dei Filodrammatici.
La sua carriera inizia col Carro di Tespi di Fantasio Piccoli, scopritore di talenti come Romolo Valli e Adriana Asti, quindi frequenterà il Derby Club, il Cab 64 e il Nebbia Club. Nel 1964 entra nella Compagnia Fo-Rame, dove con “Settimo ruba un po’ meno” inizia a farsi le ossa, lavorando su alcune forme del comico, combinando il genere farsesco con quello cabarettistico. Si avvertono, in lei, i tempi dell’attrice comica capace di alternarli con quelli drammatici, benché sia il comico che il drammatico non le bastino, tanto che si innamorerà del Teatro Canzone e del suo creatore Giorgio Gaber.
L’autore ne percorre tutta la carriera che divide in tre parti: l’incontro con Ronconi nell’Orlando Furioso del ’69, che diventerà il suo regista di riferimento, fino all’ultima apparizione sulla scena in “Nora alla prova di Casa di Bambola” (2011), quello con Strehler, in occasione di “El nost Milan” (1979) e quello con Sepe per “Vestire gli ignudi” (1985), con le parentesi di Visconti, Sciaccaluga, De Capitani, Bruni, Solari, Lavia.
Sancisi non ci racconta soltanto i successi, ma anche le difficoltà, le ansie, le paure, le tensioni, le incertezze, gli scontri con i registi, ma, soprattutto, le solitudini, dopo alcune storie d’amore travolgenti. Una donna inquieta, quindi, con punte di felicità di breve durata e con la consapevolezza che essere felici non equivale a essere sereni. Mariangela non lo era mai, perché sempre insoddisfatta di se stessa e sempre pronta a scontrarsi con i produttori, con gli impresari, oltre che con alcuni compagni di lavoro. Non era adatta a una compagnia di complesso, né a un regista dispotico, andava in cerca di una solitudine creativa, spiazzante, iper-reale, sia quando riempiva le sale cinematografiche, che quelle teatrali.
Finì col diventare, dopo tanti anni di difficoltà economiche, l’attrice più pagata, mettendo persino in crisi l’equilibrio dei contratti dei primi attori. In questo volume, ci sono cose note, ma anche notizie inedite, soprattutto riguardanti la sua fragilità, anche nei momenti in cui mostrava una “volontà d’acciaio”, benché non fosse mai certa di nulla, né della vita e nemmeno della morte, quando, questa, si presentò a lei sotto le vesti di un neoplasma pancreatico, contro il quale si battè con la stessa determinazione con cui si batteva sulla scena.
Il volume è corredato da una puntuale cronologia artistica, dalla filmografia e dalla teatrografia.
Michele Sancisi, “Tutto su Mariangela”, Editore Bompiani 2018, pp 390, € 19