Woody Allen dallo schermo al palcoscenico. Trito e ritrito tema di coppie in crisi. Che si consolano a suon di swing

“Mariti e mogli”, da Woody Allen. Tutta la compagnia in una scena d’insieme.

MILANO, venerdì 2 marzo (di Emanuela Dini) “Mariti e Mogli” è un film del 1992 di Woody Allen, l’ultimo girato in coppia con Mia Farrow, prima della rottura, in seguito allo scandalo della relazione del regista (pubblicamente smascherato come “ossessionato dalle minorenni” dal Washington Post, in seguito all’esame dei 57 scatoloni di suoi appunti e memorie) con Soon-Yi Previn, figlia adottiva della Farrow.
Un film girato come un documentario, con camera a spalla e interviste, al punto che Allen fece inserire nelle bobine dei film una lettera dedicata ai proiezionisti con alcune avvertenze ben precise «Non pensate di aver ricevuto una copia difettosa se notate dei salti di montaggio, del sonoro non sincronizzato o dei difetti della messa a fuoco. Si tratta di scelte deliberate che contribuiscono all’aspetto di “cinema-verità” del film».
Un film-verità che ora viene trasportato a teatro, con adattamento e regia di Monica Guerritore – che si ritaglia anche il ruolo da protagonista – rimanendo molto fedele al testo, e racconta il leit-motiv preferito (e un po’ trito e ritrito) di Woody Allen: ovvero le crisi di coppia di mezza età all’interno dell’ambiente intellettual-chic alto borghese newyorkese.
Il film e quindi il testo è del 1992 e i 26 anni si sentono tutti, anche se la storia delle coppie scoppiate, con i mariti ultracinquantenni separati che finiscono tra le braccia delle ragazzine, non è certo una novità; così come niente di nuovo c’è nelle donne abbandonate e tacciate di frigidità che si consolano col fustacchione di turno; scontate le battute sui capelli brizzolati maschili che regalano fascino e quelli femminili che invece fanno sembrar vecchie; viste e riviste le separazioni “civili e da amici, abbiamo deciso tutto insieme serenamente, ora che i figli sono grandi e fuori casa” ma in realtà vissute con rancori, gelosie e acidità anche se talvolta finiscono con una rassegnata riconciliazione.
In due ore di spettacolo senza intervallo (ma una sforbiciata di una mezz’oretta non guasterebbe…) sul palcoscenico del Manzoni vengono proposte tutte le dinamiche del film, e tutti gli stereotipi appena accennati.
Succede tutto in una notte, in un bar-sala da ballo di New York, mentre fuori impazza un violento temporale. E le coppie scoppiate, le scene di gelosia, le dinamiche di amicizia e rivalsa si snodano all’interno di una sala ora grigia ora blu, con un bancone del bar illuminato al neon, dove spesso salta la luce e con lunghi momenti di immobilità, silenzio e luci radenti che fanno sembrare il palcoscenico un quadro di Edward Hopper.
Bravi e convincenti gli interpreti, gustose le numerose scene di ballo sulle musiche swing che fanno tanto anni ’30, dichiaratamente cinematografici i “primi piani” con i personaggi sul proscenio, illuminati in volto, che raccontano i loro vissuti.
Applausi e battimani ritmati di un pubblico soddisfatto hanno accompagnato il debutto milanese.

“Mariti e Mogli”, dall’omonimo film di Woody Allen, adattato e diretto da Monica Guerritore. Con Monica Guerritore, Francesca Reggiani, Ferdinando Maddaloni, Cristian Gianmarini, Enzo Curcurù, Lucilla Mininno, Malvina Ruggiano, Angelo Zampieri. Al Teatro Manzoni, via Manzoni 42, repliche fino a domenica 18 marzo.